Giornata Mondiale contro la tratta: la denuncia di WeWorld
Ricorre oggi, 30 luglio, la Giornata Mondiale contro la tratta di esseri umani e WeWorld denuncia rischi e conseguenze di un fenomeno di cui si parla poco ma che ha numeri in crescita.
In Italia e nel mondo questo fenomeno vede come principali vittime i più deboli, come donne e bambini. Vediamo qualche numero nel dettaglio.
We World a Ventimiglia
Dal 2016 WeWorld è presente a Ventimiglia con uno spazio dedicato, sul confine italo-francese, uno dei punti di snodo più importanti d’Europa all’interno della Rotta Balcanica. Qui da novembre 2020 a luglio 2024, sono state accolte quasi 4000 persone di cui 1745 donne 674 uomini 1558 minori accompagnati.
Solo prendendo in considerazione gli arrivi da gennaio a metà luglio 2024, 396 le donne (di cui 14 incinte) sono provenienti soprattutto da Eritrea, Etiopia, Costa d’Avorio, Nigeria e Tunisia. Le donne e le ragazze migranti che viaggiano spesso da sole, rischiano più facilmente di essere vittime di tratta, soprattutto per servitù domestica.
La maggior parte delle possibili vittime di tratta in Italia è donna (circa l’80%), ma la percentuale di uomini e persone trans è aumentata nel corso degli anni.
I dati della tratta a livello globale
A livello globale, sono centinaia di migliaia le persone vittime di tratta ogni anno. Questa moderna forma di schiavitù, a scopo di sfruttamento sessuale o lavorativo, colpisce spesso persone in condizioni di fragilità come i migranti. Spesso le vittime vivono in situazioni di povertà e provengono da ambienti socioeconomici marginalizzati, da Paesi a basso reddito o da zone di conflitto.
I numeri delle vittime di tratta in Italia
Il numero delle vittime di tratta in Italia, calato durante la pandemia, è ricominciato a salire raggiungendo le 2.422 persone nel 2022. Questi dati, rileva WeWorld, risulterebbero sottostimati perché una parte del fenomeno rimane sommersa. La scarsità di canali legali per entrare in Italia, unita alla paura di essere detenute nei Centri di Permanenza e Rimpatrio e, successivamente, espulse dall’Italia, può spingere le persone vittime di tratta a non denunciare gli abusi subiti.
Per questo motivo, in occasione della Giornata Mondiale contro la Tratta di esseri umani, WeWorld esorta le autorità politiche italiane ed europee a un’attenzione e un impegno maggiore verso questo fenomeno che rende schiavi e schiave migliaia di donne, bambini e bambine, anche nel nostro Paese.
“L’Italia rimane uno dei principali luoghi di destinazione finale delle vittime della tratta di esseri umani, nonché una tappa di transito per altre mete europee. Proprio per l’estrema mutabilità della situazione, è necessario monitorare il fenomeno, fare rete ed essere presenti alle frontiere” commenta Dina Taddia, Consigliera Delegata di WeWorld. “Per sradicare la tratta di esseri umani, bisogna contrapporre alle false promesse dei trafficanti l’impegno concreto per proteggere i diritti delle potenziali vittime, e toglierle così dalla spirale del trafficking: il diritto alla vita, a un lavoro dignitoso, alla salute, la libertà da lavori forzati, torture e trattamenti crudeli, inumani o degradanti”.
Olimpiadi 2024 al via: PTS indaga sulle “culle olimpiche”
Olimpiadi 2024 al via: la società di consulenza PTS indaga sulle culle olimpiche.
Di cosa parliamo? Ve lo spieghiamo nel dettaglio.
Da dove provengono i nostri campioni, qual è la provincia italiana che porta alle Olimpiadi più atleti e quale quella che sarà rappresentata in più sport? Quali le province più attente alla scoperta e valorizzazione dei talenti?
Lo ha indagato PTS, società di consulenza strategica e direzionale, per la quale seguiamo l’ufficio stampa, che vanta una profonda esperienza nel mondo dello sport, maturata negli anni attraverso rapporti di stretta collaborazione con il CONI e le Federazioni sportive.
Lo studio propone una dettagliata analisi delle cosiddette “culle olimpiche”, vale a dire i luoghi di nascita o quelli di residenza prima dei sei anni, per le atlete e gli atleti nati oltrefrontiera.
A rappresentare l’Italia alle Olimpiadi saranno 403 atlete e atleti, un record per il nostro Paese, impegnati in 34 discipline. Numeri da primato per l’Italia, che a Parigi sarà rappresentata dal più alto numero di azzurri di origine straniera nella nostra storia di partecipazione ai Giochi: 36, pari al 9% del totale, di cui circa la metà arrivati in età prescolare in Italia, dove poi hanno iniziato la pratica sportiva.
(fonte immagini: Fb CONI)
I risultati: l’indice PTS
L’indagine mette in relazione, per ogni provincia, il numero degli atleti e delle atlete presenti alle Olimpiadi e la popolazione residente, in un’età compresa tra i 15 e i 50 anni: secondo l’indice elaborato da PTS, il primo posto nel ranking spetta alla provincia di Oristano, che pur avendo meno di 57mila abitanti nella fascia considerata, porta in Francia 4 azzurri.
Sul podio anche Livorno e Verbano-Cusio-Ossola, che precedono le province liguri Savona (4°) e Genova (5°). Nella top 10 figurano poi tre toscane (Massa-Carrara 6ª, Pisa 7ª e Siena 10ª),) e due province del Nord-Est: Udine (8ª) e Trento (9ª).
La provincia di Oristano vanta un doppio primato, perché è al vertice anche della classifica relativa ai soli atleti uomini, in quanto rappresentata da Lorenzo Patta, oro in Giappone nell’atletica con la staffetta 4×100, dal canottiere Stefano Oppo e da Sergio Massidda, impegnato nel sollevamento pesi; con loro, per completezza, alle Olimpiadi ci sarà anche la pallavolista Alessia Orro. Dietro Oristano, la provincia di Massa-Carrara, con il tennista Lorenzo Musetti, e Verbano-Cusio-Ossola, che dà i natali al ciclista Filippo Ganna, vincitore a Tokyo nell’inseguimento a squadre.
Per quanto riguarda le donne, secondo l’indice PTS la provincia prima in classifica è Savona, grazie soprattutto alle atlete del nuoto sincronizzato, con Livorno e Udine a completare il podio. Livorno, Genova e Trento sono le uniche province presenti tra le prime 10 in entrambe le classifiche “di genere”.
I risultati: valori assoluti
L’analisi di PTS considera anche i valori assoluti e quindi il numero complessivo di atleti e atlete in gara alle Olimpiadi: la provincia più rappresentata è Roma con 39 azzurri, seguita da Torino (20), Napoli (19), Milano (18), Genova (15), Vicenza e Brescia (12), Firenze (11) e Bologna (10).
82 sono le province con almeno un rappresentante e, di contro, sono quindi 25 quelle che non porteranno atleti a Parigi: tra queste figurano Aosta e Belluno, che saranno invece rappresentate ai Giochi invernali Milano-Cortina 2026, così come – tra le Regioni più grandi – mancano all’appello Novara e Biella (Piemonte), Mantova e Sondrio (Lombardia) e Agrigento ed Enna (Sicilia). A livello regionale, spicca la Toscana, con 10 territori su 10 presenti ai Giochi; en plein anche per il Friuli Venezia-Giulia (4 su 4) e il Trentino Alto-Adige (2 su 2).
I risultati: gli sport
Saranno 34 gli sport in cui le nostre atlete e i nostri atleti andranno a caccia di medaglie. In testa a questa classifica c’è Roma con 15 discipline sportive, seguita da Torino e Milano con 12, Bologna e Napoli con 9 e Genova e Brescia con 8.
Dall’analisi risulta anche che il primato di Roma si evidenzia principalmente nel nuoto e tuffi (11 rappresentanti) e nell’atletica (6, alla pari con Vicenza); Genova primeggia nella pallanuoto (8 atleti), Napoli nel canottaggio e Bergamo nel ciclismo (entrambe le province a quota 5).
L’indagine di PTS ha avuto un certo risalto sulla stampa nazionale e locale sia on line che cartacea: dopo una pubblicazione in anteprima sul Sole24 ore , ecco una selezione degli articoli usciti in questi giorni: da Repubblica a Il Giornale da Il Fatto quotidiano da Fortune a La Nuova Saredegna e Il Messaggero
Sostenibilità: quali sfide per l’industria del food & beverage?
Quali sono le sfide in termini di sostenibilità per l’industria del food & beverage ? Come si sta muovendo l’industria italiana e internazionale in tal senso? Quali iniziative e progetti sta implementando il settore? Quali i fattori decisivi, le priorità e le principali criticità?
Lo ha indagato Quantis nel report “Recipe for Transformation”.
Lo studio ha raccolto le prospettive e le valutazioni di oltre 600 manager di primo livello di grandi aziende, in Italia e all’estero, che lavorano in diversi dipartimenti aziendali. Dal retail al commercio all’ingrosso, dal consumer packaged good alle materie prime.
Il lavoro di eos comunica sulla stampa
I risultati mostrano un quadro complesso che eos comunica, in supporto a Quantis, ha raccontato in un comunicato stampa. Le principali evidenze sono state riprese sia dalla stampa nazionale come Ansa, Repubblica e La Stampa, sia dalla stampa di settore: ne hanno parlato, tra gli altri, Esg360, Agrifood.tech, EticaNews e The Map Report.
Alcune evidenze della ricerca
Dal report emerge un generale ottimismo tra i manager sul raggiungimento degli obiettivi ambientali entro il 2030: ne è convinto il 76% degli intervistati, una percentuale che, in Italia, sale fino all’87%.
In termini di priorità, la maggior parte dei partecipanti ha indicato il packaging più sostenibile come la principale. Lo afferma il 67% in Italia e il 62% a livello globale. Al secondo posto c’è la necessità di ridurre lo spreco alimentare e la quantità di rifiuti prodotti, una priorità per il 57% dei manager internazionali e per il 53% di quelli italiani.
Rimangono sfide significative nel processo di transizione verso la sostenibilità. La complessità della supply chain rappresenta un ostacolo per il 37% degli intervistati in Italia, percentuale che sale al 42% a livello globale. Allo stesso modo, gli investimenti necessari rimangono un tema aperto, all’interno dei diversi dipartimenti aziendali in relazione ai propri budget di spesa, anche considerando che, mediamente, la quota del bilancio annuale destinata ad investimenti per la riduzione degli impatti ambientali è a solo il 12,5% su scala globale.
eos comunica e so-what: una nuova partnership per fare e comunicare la sostenibilità
eos comunica e So-What, società benefit di consulenza in ambito sostenibilità e ESG, hanno deciso di stringere una partnership per supportare grandi aziende, PMI, e Enti del Terzo Settore in percorsi in cui la sostenibilità venga fatta davvero, secondo criteri scientifici e misurabili, e comunicata in modo corretto, efficace e trasparente.
Viviamo in una seconda “era della sostenibilità” e della comunicazione sostenibile dove fare la differenza e comunicare in modo credibile, passa da azioni sicuramente più complesse ma anche più tangibili. Più è ampio e concreto il cambiamento che l’azienda promuove, più sono grandi le opportunità (di business) che può cogliere.
Il tema è più che mai attuale.
In un articolo del Sole 24 ore dal titolo ‘Troppi rischi, così la sostenibilità perde peso nella comunicazione’, Giampaolo Colletti e Fabio Grattagliano parlano del fenomeno del “hushing”. Si tratta della tendenza fortemente conservativa che porta le aziende a optare per il silenzio piuttosto che rischiare di navigare le complesse acque della comunicazione di sostenibilità. La paura principale è di incorrere in errori che possono risultare in rischi reputazionali o, addirittura, in controversie legali.
Secondo il recente rapporto GreenItaly della Fondazione Symbola e di Unioncamere, il 57% delle imprese italiane ha adottato almeno una misura per ridurre l’impatto ambientale della propria attività, ma solo il 18% lo ha comunicato. Nell’articolo Ida Schillaci, membro del consiglio direttivo di Sustainability Makers, sottolinea proprio l’importanza di comunicare, oltre che gestire, in modo corretto, la sostenibilità: ‘Bisogna riuscire a trasmettere concetti spesso complessi in modo efficace, credibile, corretto. Comunicare non solo responsabilizza, ma è un modo per prendere una posizione chiara su tematiche […]. Se i consumatori non conoscono le pratiche di sostenibilità, non hanno la possibilità di effettuare acquisti consapevoli’.
Ed è proprio per rispondere a nuove esigenze che nasce questa nuova partnership.
PERCHÈ EOS COMUNICA E SO-WHAT?
Per fare davvero la differenza, grazie alla competenza di So-What in ambito ESG (Environment, Social, e Governance, tre dimensioni fondamentali per misurare e migliorare nel tempo le performance di sostenibilità di imprese e organizzazioni) e all’esperienza decennale di eos comunica nelle attività di comunicazione e ufficio stampa.
In poche parole:
Perché insieme?
- Siamo il partner perfetto per accompagnare le aziende nella definizione di una strategia aziendale legata alla sostenibilità e per valorizzarla al meglio, grazie alle attività di comunicazione, presso i target di interesse.
- Ci conosciamo da tempo, ci stimiamo professionalmente e pensiamo di essere perfettamente integrati in termini di offerta
- Condividiamo valori e visione sui temi legati alla sostenibilità.
Qual è obiettivo di questa unione?
- Coniugare, in modo robusto, la dimensione del ‘fare sostenibilità’ e quella del ‘comunicare la sostenibilità’, senza usare la scorciatoia del “greenwashing”.
- Offrire alle aziende una piattaforma integrata di servizi per tutte le fasi del percorso, dall’analisi di sostenibilità, alla comunicazione.
Perché noi e non altri?
- Gli anni di esperienza nel settore parlano per noi.
- Come una boutique, supportiamo i clienti tutte le volte che hanno bisogno.
Ma cosa vuol dire, per un’azienda, intraprendere e comunicare un percorso legato alla sostenibilità? Eco qualche “FAQ” per semplificare:
Quali sono gli ostacoli per una piccola-media impresa che si affaccia al mondo ESG?
Valentina Puglisi: So-What
Le PMI sono, e saranno, sempre più sollecitate sui temi di sostenibilità: da una normativa in evoluzione, dal mercato e dall’essere nella catena di fornitura di grandi aziende. Il primo problema, solitamente, è la difficoltà ad orientarsi nel mondo ESG, definendo priorità concrete e un punto di partenza adatto. Talvolta bisogna vincere resistenze interne e portare a bordo tutte le figure chiave. Se per muovere i primi passi si cerca poi supporto all’esterno, può non essere semplice capire qual è il consulente giusto per un percorso efficace a fronte di un investimento accessibile.
Quali sono i primi passi da fare, per un’azienda che vuole affacciarsi al mondo della sostenibilità?
Alessandro Strada: So-What
Il primo punto è, intanto, comprendere il proprio contesto e quali sono i principali trend di settore. Poi bisogna capire quali sono le tematiche ESG rilevanti per l’azienda: su questo ci viene in soccorso la cosiddetta ‘doppia materialità’ in linea con le indicazioni della nuova Direttiva europea Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD). Rispetto a questi temi l’azienda deve quindi misurare i propri impatti (es. quantificare le emissioni di gas a effetto serra generate dal business o valutare il grado di soddisfazione di dipendenti e collaboratori) per poter definire obiettivi di miglioramento delle performance e un piano d’azione concreto.
Quanto può durare un progetto di sostenibilità e che impegno richiede?
Luca Petruccelli: So-What
Dipende. Intanto la gradualità è sempre una buona alleata, soprattutto per chi è all’inizio. Un progetto iniziale, utile a costruire le fondamenta e un primo piano di sostenibilità, può durare dai 2 ai 5 mesi. Ci sono poi delle attività che possono diventare ricorrenti come, ad esempio, la redazione annuale del report di sostenibilità. L’impegno è proporzionato agli obiettivi del progetto e, sicuramente, individuare un referente interno è fondamentale per garantirne il successo.
La sostenibilità è onnipresente sui giornali. Spesso si fa fatica a distinguere le reali azioni di sostenibilità. Qual è il ruolo della comunicazione in questo processo?
Paolo Monti: eos comunica
Comunicare la sostenibilità è importante. Per dare valore aggiunto al percorso di sostenibilità aziendale, per comunicare a consumatori e investitori, per valorizzare la reputazione. Affinché la comunicazione sia efficace, però, non basta parlare di azioni sostenibili, ma valorizzare, presso giornalisti qualificati, le attività aziendali come le implicazioni sull’ambiente e le persone. Per fare questo, ci rivolgiamo ai giornalisti esperti del tema, per far conoscere l’azienda, e posizionarla su testate qualificate, in grado di raggiungere i target corretti. Meglio un articolo ben fatto, che un comunicato stampa inviato indiscriminatamente.
Nella mia azienda esiste già un ufficio comunicazione: qual è il valore aggiunto di un servizio del genere?
Daniela Mase: eos comunica
Il progetto viene sviluppato con i responsabili della comunicazione aziendale per valorizzare al meglio le azioni aziendali che abbiano risvolti legati alla sostenibilità. Dalla nostra abbiamo l’approfondita conoscenza delle testate specializzate in sostenibilità, e dei giornalisti di testate nazionali e locali davvero esperti del tema.
IV edizione del podcast di Repower: luci puntate sugli Obiettivi ONU 2030
IV edizione per il podcast di Repower ‘Rumors d’Ambiente’: luci puntate sugli Obiettivi ONU 2030
Dopo un viaggio nel tempo, tra passato e futuro della sostenibilità, passando per la testimonianza di start up innovative che provano a impattare, oggi, il nostro quotidiano, Repower punta i riflettori sugli Obiettivi dell’Agenda ONU 2030.
Sottoscritta nel 2015, dai governi dei 193 Paesi delle Nazioni Unite, l’Agenda 2030 quest’anno è al suo giro di boa di metà cammino. La lotta alla povertà, al cambiamento climatico, la tutela dell’ambiente, l’accesso all’istruzione, la costruzione di società pacifiche che rispettino i diritti umani: sono solo alcuni dei goal contenuti nell’Agenda.
MA A CHE PUNTO SIAMO OGGI?
Il podcast di Repower prova a capire a che punto siamo oggi. Noi di eos comunica siamo orgogliosamente parte di questo progetto sin dalla sua nascita, nella parte del coordinamento redazionale e stesura testi.
Confermato alla conduzione il divulgatore Filippo Solibello. Nel corso dell’anno, passerà in rassegna i 17 obiettivi n compagnia di ospiti importanti che analizzeranno quanta strada è stata fatta e quanta è ancora da fare. In Italia e nel mondo.
Tra i primi intervistati: l’ex ministro Enrico Giovannini, direttore scientifico dell’Asvis che introdurrà l’Agenda 2030, Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International e Luca Falasconi, Professore di tecnologie alimentari all’Università di Bologna.
Il podcast, online sul sito di Repower e su tutte le piattaforme di podcasting, da Spotify ad Apple Podcast.
DesignWeek a Milano: una notte in hotel costa anche il 320% in più
La settimana della DesignWeek, ormai alle porte, è tra le più vivaci dell’anno e porta a Milano migliaia di visitatori. È però anche una delle settimane in cui è più difficile trovare posto nelle strutture ricettive e i prezzi salgono alle stelle.
È così anche quest’anno? La start up Maiora Solutions, attraverso il proprio tool di intelligenza artificiale, ha analizzato i prezzi medi per un soggiorno negli hotel, B&B e appartamenti di Milano e la relativa disponibilità. I risultati sono stati confrontati con la settimana precedente e quella successiva alla DesignWeek.
eos comunica ha raccolto i dati e li ha raccontati in un comunicato stampa che fotografa lo stato dell’arte. I dati emersi hanno suscitato l’interesse della stampa milanese: qui, ad esempio, gli articoli di Repubblica e Il Giorno, Corriere della sera e Avvenire.
Le principali evidenze? Come si può immaginare i prezzi schizzano alle stelle durante i giorni del Salone. Una notte in hotel arriva a costare anche il 320% in più rispetto alla settimana precedente. Parliamo, a livello percentuale, di un aumento a tripla cifra, rispettivamente: +260% in un 2 stelle, +320% in un 3 stelle, +270% in un 4 stelle e +290% in 5 stelle.
Nella settimana che anticipa l’inizio del Salone , invece, una notte a Milano costa mediamente molto meno: 135 euro in un 2 stelle, 153 euro per un 3 stelle, 246 euro per un 4 stelle e 424 euro per un hotel 5 stelle.
“Ci aspettavamo, come ogni anno, un aumento del prezzo medio a notte durante la Design Week – commenta Andrea Torassa, co founder di Maiora Solutions. “L’analisi del campione a confronto ha individuato picchi che hanno superato addirittura il +400% per hotel a 3 e 4 stelle. Ci ha sorpreso, invece, la disponibilità tutto sommato piuttosto ampia che ancora si trova nei giorni del Salone: un’evidenza che potrebbe anche essere riconducibile ai costi davvero alti di soggiorno”.
Legambiente e Met Group promuovono il 1° Premio dedicato alle Comunità Energetiche Rinnovabili e Solidali
Legambiente e Met Group promuovono il 1° Premio Comunità Energetiche Rinnovabili e Solidali, note con l’acronimo di C.E.R.S.
COSA SONO LE COMUNITÀ ENERGETICHE RINNOVABILI?
Le comunità energetiche rinnovabili sono associazioni di cittadini, attività, pubbliche amministrazioni, PMI che si uniscono per produrre, scambiare e consumare energia da fonti rinnovabili. L’obiettivo? Generare energia verde a costi vantaggiosi, ridurre le emissioni di CO2 e lo spreco energetico. Ne avevamo parlato qui.
IN COSA CONSISTE IL PREMIO?
È la I edizione e a promuoverlo sono Legambiente, in collaborazione con MET Group, attraverso la propria divisione sulle energie rinnovabili MET Green Assets e la filiale italiana MET Energia Italia. La Nuova Ecologia, Quotidiano Energia e Alleanza contro la Povertà Energetica, sono le testate coinvolte come media partner.
Requisito indispensabile per poter partecipare è che le CERS abbiano all’interno del progetto un soggetto del terzo settore incluso nel progetto in realizzazione.
Quello del premio è un progetto nuovo, che il gruppo energetico europeo di cui seguiamo le relazioni con la stampa per la filiale italiana, sta realizzando nelle sue principali sedi europee. È di questi giorni il coordinamento delle prime attività di comunicazione.
LA GENESI DEL PREMIO
La genesi di questo Premio è di alcuni mesi fa. Una prima fase di indagine ha richiesto la scelta del miglior partner possibile con cui realizzarlo. Da qui il coinvolgimento di Legambiente, l’associazione più autorevole e maggiormente impegnata nella valorizzazione delle comunità energetiche in Italia.
Con il gruppo di lavoro di Legambiente e di MET Group, il team di eos comunica ha sviluppato il format del premio, definito le modalità di premiazione, la giuria che sceglierà i progetti migliori e le attività di media relations.
Il primo comunicato congiunto tra MET Group e Legambiente è stato appena diffuso, con i dettagli dedicati alle CERS che vogliono candidarsi: c’è tempo fino al 5 maggio, dal sito di Legambiente. La notizia è stata ripresa sulle testate di settore come The Map Report, o Quotidiano Energia .
Prossimamente una giuria – composta da giornalisti, esperti ed associazioni di settore, oltre agli organizzatori del premio – sarà chiamata a valutare i progetti e scegliere i 5 più meritevoli: a Roma, il prossimo 23 maggio, 3 premi saranno assegnati alle migliori C.E.R.S. già realizzate e 2 a quelle in fase di progettazione.
Nei prossimi mesi ci saranno novità, continuate a seguirci!
Accesso all’acqua: i dati di un’emergenza globale nel nuovo Atlante di WeWorld
Accesso all’acqua: un’ emergenza che riguarda più di 2 miliardi di persone nel mondo e 7 milioni di italiani. Sono questi alcuni dati dal nuovo Atlante di WeWorld dal titolo ‘Flowing Futures’.
Il documento, che si struttura attraverso focus verticali e diverse schede-Paese, individua le principali aree dove le risorse d’acqua sono limitate soprattutto a causa del cambiamento climatico. Tra le aree con stress idrico “critico” il Medio Oriente (Kuwait, Oman, Qatar, Arabia Saudita, Israele, Giordania, Siria) e il Nord Africa (Egitto, Algeria, Libia).
Non avere accesso ad una risorsa vitale come l’acqua porta, inevitabilmente, a ripercussioni e conseguenze per i diritti umani. Ma vediamo alcune evidenze dall’Atlante di WeWord onlus.
ACQUA ED EMERGENZE GLOBALI:
- L’acqua potabile contaminata microbiologicamente può trasmettere malattie come diarrea, colera, dissenteria, tifo. Queste malattie sono una minaccia, in particolare dei bambini. A livello globale, 1,5 miliardi di persone non dispongono di servizi igienico-sanitari adeguati: questa carenza è responsabile di circa il 90% dei casi di diarrea, la seconda causa di mortalità nei bambini sotto i cinque anni
- Quello dell’acqua è anche un tema di genere: ben 500 milioni di donne, nel mondo, non hanno accesso a strutture e prodotti per gestire le mestruazioni
- Il diritto dei bambini alla salute, all’istruzione e allo sviluppo è gravemente compromesso dalla mancanza di accesso all’acqua, a strutture igienico-sanitarie adeguate e a prodotti per l’igiene. Nel 2021, 3 scuole su 10 in tutto il mondo non disponevano di servizi idrici di base
- Nel 2022, più di 1 miliardo di persone nelle zone rurali non avevano accesso all’acqua e ai servizi igienico-sanitari nelle proprie case
- I cambiamenti climatici riducono la disponibilità di acqua potabile sicura e amplificano il rischio di malattie causate dalla sua contaminazione. Eventi meteorologici estremi legati all’acqua hanno causato 11.778 disastri segnalati tra il 1970 e il 2021, con più di 2 milioni di morti e 4,3 trilioni di dollari di perdite economiche.
E IN ITALIA?
Sebbene il nostro paese sia all’11° posto nella categoria dell’Indice mondiale che misura l’accesso dei Paesi all’acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari, esistono diverse sfide legate alla gestione dell’acqua:
- La quantità di acqua dispersa nella rete è considerevole, 157 litri per abitante al giorno. Si tratta di una quantità che coprirebbe il fabbisogno idrico di oltre 43 milioni di persone per un intero anno.
- Quasi 7 milioni di persone non sono collegate alla rete fognaria pubblica. Il servizio è assente in 40 comuni con 386.000 residenti, soprattutto in Sicilia.
- Nel 2022 il 9,7% delle famiglie (quasi 2,5 milioni di persone) ha lamentato irregolarità nel servizio di approvvigionamento idrico; circa il 70% al Sud, soprattutto in Calabria e Sicilia.
- Il servizio pubblico di depurazione delle acque reflue urbane è assente in 296 comuni. Il 67,9% di questi comuni si trova al Sud, soprattutto in Sicilia, Calabria e Campania: qui gli impianti sono inattivi perché sotto sequestro, in fase di ammodernamento o di costruzione.
A noi di eos comunica , da anni ufficio stampa di WeWorld Onlus, il compito di comunicare alla stampa di questo importante documento.
In occasione della giornata mondiale dell’ACQUA che si celebra venerdì 22 marzo, Pianeta2030 del Corriere della Sera ne ha anticipato, con un anteprima, alcuni contenuti, e Vanity Fair, nell’articolo di Chiara Pizzimenti ha sottolineato come e perché ‘il diritto all’acqua è fondamentale per proteggere i diritti umani‘.
L’AM Patrizia investe nell’illuminazione intelligente italiana: a comunicarlo noi di eos comunica
Patrizia investe nell’illuminazione intelligente di Atlantico con un deal di 100 milioni di euro. A comunicarlo alla stampa noi di eos comunica.
Ma andiamo con ordine.
CHI È PATRIZIA
Patrizia è una società di investimento internazionale che gestisce oltre 57 miliardi di asset infrastrutturali e immobiliari in tutto il mondo. Da tempo l’asset manager sta realizzando operazioni di m&a anche in Italia. Il lavoro di comunicare queste investimenti alla stampa italiana fa capo a noi di eos comunica, da ormai oltre due anni. È di questi giorni una nuova, importante operazione, che completa un programma di investimenti in Italia nel settore dell’illuminazione pubblica intelligente: l’acquisizione dell’85% di Atlantico.
CHI È ATLANTICO
Atlantico è il terzo operatore indipendente italiano per numero di punti luce gestiti. Fondata nel 2012, vanta una capillare presenza nel Nord Italia: oltre all’illuminazione pubblica, dispone di attività specializzate nell’efficientamento energetico degli edifici pubblici, nel project financing per appalti di società di servizi energetici e nello sviluppo di progetti fotovoltaici.
IL VALORE DEL DEAL
L’operazione è molto rilevante: parliamo di quasi 100 milioni di euro, che consolida ulteriormente la quota di mercato di PATRIZIA nel settore dell’illuminazione pubblica intelligente in Italia, con un impegno combinato di 260 milioni di euro che comprende anche gli investimenti in Ottima (ne parlavamo QUI) e Selettra nel 2022.
Tale portafoglio rappresenta oggi il secondo operatore indipendente di illuminazione pubblica in Italia per numero di punti luce gestiti in 200 comuni, con il potenziale per gestire fino a un milione di punti luce entro i prossimi cinque anni e diventare un top player nazionale.
IL LAVORO DELL’ UFFICIO STAMPA
Ma come comunicare un deal di questo tipo alla stampa? Sicuramente attraverso il comunicato stampa, che abbiamo costruito attraverso la definizione dei aspetti più di interesse per questa tipologia di notizie: dati, cifre di investimento, fotografia di un settore.
Tuttavia, la definizione di un’anteprima con un quotidiano – quando la notizia che si comunica ha la forza di reggerla – permette di impreziosire le attività di media relations e garantire al cliente una visibilità maggiore.
Da qui, la scelta, concordata con Patrizia, di proporre l’anteprima al quotidiano economico finanziario Milano Finanza, e in particolare al giornalista Nicola Carosielli, che segue questa tipologia di operazioni e che ha intervistato il manager italiano di che ha seguito il deal, Matteo Andreoletti, Head of Infrastructure Equity, Europe and North America.
I PLUS DI UNA NEWS DATA IN ANTEPRIMA
Le anteprime hanno grandi plus. Uscendo dallo schema del comunicato stampa, con le anticipazioni, è possibile approfondire le news, spiegandole e commentandole. E così è stato in questo caso: la notizia del deal è entrata automaticamente nelle principali rassegne stampa relative al mondo delle imprese. Non solo. La scelta di un quotidiano nazionale come primo interlocutore ha permesso di raggiungere un pubblico di lettori “interessati” a questa tipologia di news.
LA DIVULGAZIONE AGLI ALTRI MEDIA
A seguito del lavoro mirato con la testata che ha avuto prima di tutti gli altri la notizia, l’attività dell’ufficio stampa procede poi, regolare, come sempre, attraverso la distribuzione del comunicato stampa a tutte le altre testate interessate. In questo caso quelle economico finanziarie, di settore e anche locali (Atlantico è un’impresa veneta). Il risultato di queste attività? Una rassegna eterogenea da Borsa Italiana, a Finance community, da Requadro a Veneziepost.