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“Il Tempo Sospeso”: la mostra di Francesca Volpi sull’impegno di WeWorld tra Libano e Siria.

“Il Tempo Sospeso”: la fotografa Francesca Volpi racconta l’impegno di WeWorld tra Libano e Siria.

Il confine tra Libano e Siria, nella Valle Della Bekaa e ad Akkar, è una sorta di limbo esistenziale e geopolitico nel quale vivono, da ormai 10 anni, le donne siriane che non hanno mai smesso di fuggire dal conflitto.

Sono proprio queste donne, coraggiose e resilienti, le protagoniste di ‘Il tempo sospeso’ il progetto multimediale prodotto da Cortona On The Move per WeWorld, e realizzato con la fotografa internazionale Francesca Volpi che sarà esposto al BASE durante la nuova edizione del WeWorld Festival  (evento per il quale curiamo da anni parte del palinsesto e l’ufficio stampa, in programma, in presenza presso lo spazio BASE di Milano e in streaming  sulla pagina Facebook della onlus dal 21 al 23 maggio).

Attraverso testimonianze e fotografie, Francesca Volpi, che ha visitato i campi dove opera WeWorld, accende i riflettori sulla condizione di queste rifugiate che, come racconta Dina Taddia, Consigliera Delegata di WeWorld ‘sono bloccate in una condizione di precarietà, costrette ad affrontare da sole il carico familiare e limitate da una realtà prevalentemente patriarcale’.

WeWorld, è presente in Siria dal 2011, e sul territorio è intervenuta con progetti in diversi ambiti, tra cui istruzione, protezione, acqua e servizi igienici e risposta alle emergenze, inclusa quella da Covid-19. Uno dei principali interventi della onlus riguarda la riabilitazione delle scuole, permettendo a migliaia ragazzi e ragazze di tornare a studiare in luoghi idonei e confortevoli.

In Libano, invece, l’organizzazione è presente dal 2006, concentrando gran parte del proprio intervento per sostenere e proteggere i più vulnerabili, garantire i diritti dei ragazzi e delle ragazze e assicurare loro la possibilità di andare a scuola. Dal 2012 lavora con i rifugiati siriani negli insediamenti informali in tenda (ITSs) per rispondere ai bisogni primari. Negli ultimi 3 anni ha raggiunto più di 81.000 persone, tra le comunità libanesi e siriane, con attività di gestione delle risorse idriche e campagne di sensibilizzazione.

L’accesso alla mostra è garantito con prenotazione obbligatoria per giorno e fascia oraria tramite EventBrite

Il programma del WeWorld Festival è disponibile qui

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‘Make up the Future’: quanto impatta il settore della cosmetica sull’ambiente?

“Make up the Future”: quanto impatta il settore della cosmetica sull’ambiente?

Sapete quanto impatta il settore della cosmetica sull’ambiente? Prova a tirare le fila il Report “Make up the Future – Leve di cambiamento per un business della cosmetica sostenibile” di Quantis, società leader per la consulenza ambientale, per il quale curiamo l’ufficio stampa.

Secondo i dati, il settore cosmetico, (valore stimato di 863 mld di dollari nel 2024) impatta sul pianeta con emissioni globali di gas serra comprese tra lo 0,5% e l’1,5%.

Diversi i passaggi che impattano di più: si parte dall’estrazione delle materie prime con il 10% delle emissioni del settore, il packaging con il 20%, fino al trasporto col 10% e la fase d’uso del prodotto che impatta per ben il 40%.

Avere più dati, e di qualità, per individuare i punti “critici” della filiera, sottolinea lo studio, sembra essere un prerequisito indispensabile: dai dati si può partire per definire obiettivi e azioni che capitalizzino le esperienze positive delle aziende, oggi ancora troppo frammentate.

Sul ruolo dei dati, quantitativi ed oggettivi che possono trasformare le evidenze scientifiche in strumenti di business ne avevamo parlato qui.

Per creare prodotti con solide performance ambientali, suggerisce il rapporto, la sostenibilità deve entrare in ogni fase del suo ciclo di vita: dalla formulazione al fine vita passando per la distribuzione.

Occhio, poi, ad alcuni miti da sfatare! Come quello dell’utilizzo di “ingredienti naturali” che possono, talvolta, avere un impatto più elevato in termini di emissioni, uso del suolo e acqua. In alcuni casi, i materiali sintetici possono offrire un’alternativa con minore impatto, senza compromettere la qualità.

E i consumatori? Sono sempre più attenti al tema della sostenibilità dei prodotti che usano: il 78% degli intervistati infatti ricerca un packaging plastic-free, mentre il 76% desidera acquistare prodotti sostenibili o ottenuti da fonti rinnovabili e il 76% opta per packaging ricaricabili e riutilizzabili. Il 69% è influenzato dalla riduzione di carbonio mentre il 65% si informa e preoccupa della riduzione dell’impronta idrica.

‘Se fino a pochi anni fa la sostenibilità era un obiettivo perseguito in modo discontinuo’, spiega Simone Pedrazzini, Direttore Quantis Italia, ‘oggi è e una strada maestra nelle agende di organizzazioni sovranazionali, Governi e nelle politiche industriali. Il lancio del Green Deal Europeo ha infatti come scopo il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050, ma non solo. Protezione della biodiversità, tutela delle risorse idriche e circolarità sono altri fra i pilastri di un piano d’azione che avrà sempre più impatto sui cittadini europei ed eserciterà crescenti pressioni sul business. Il nostro obiettivo è tracciare la strada verso una vera sostenibilità grazie all’educazione di tutti gli attori a buone pratiche che partono dalla quantificazione, dall’analisi dei dati, e da un reale cambio di rotta di cui tutta la filiera e tutti gli stakeholder sono parte attiva’.

A questi link gli articoli che Il Sole 24 ore e Fashion Network, hanno dedicato al rapporto.

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Smartworking, co-working: cosa sarà dei luoghi di lavoro dopo la pandemia?

Smartworking, co-working: cosa sarà dei luoghi di lavoro dopo la pandemia?

Cosa sarà dei luoghi di lavoro dopo la pandemia?  È un domanda che si stanno facendo in molti: dalle aziende che hanno sedi a capienza più che dimezzata, alle pubbliche amministrazioni, soprattutto delle grandi città, che hanno visto i propri centri svuotarsi, ai proprietari immobiliari, agli studiosi che si interrogano su come questa socialità persa possa ricomporsi, ai lavoratori stessi.

Con la pandemia il confine tra spazio di lavoro e spazio personale si è dissolto, e se da un lato lo smart working ha significato per molti la possibilità di riappropiarsi di tempo che, prima, era inevitabilmente perso, dall’altro l’ufficio resta uno spazio, per molti necessario, per il confronto, la vita sociale oltre le mura domestiche.

Con un rientro progressivo alla nuova normalità urge quindi un cambio di passo, sia per le aziende che per i lavoratori che si troveranno ad interagire in spazi inevitabilmente diversi, dove a cambiare saranno le dinamiche di relazione tra persone che torneranno a lavorare in sede, non più tutti i giorni, richiedendo standard di protezione e sicurezza, sicuramente più alti del passato.

Si apre quindi una grande sfida per gli architetti e progettisti degli spazi di lavoro, tra i professionisti che proprio in questa fase sono chiamati ad offrire soluzioni e alternative in gradi di soddisfare le diverse esigenze in campo. Noi di eos comunica abbiamo cominciato a seguire l’ufficio stampa di Design to Users, studio di architettura milanese, proprio nel pieno del primo lockdown, è abbiamo affrontato con loro in prima linea l’evolvere del dibattito sui luoghi di lavoro.

In questo contesto si inserisce l’apertura della più grande sede di WeWork in Italia, in via Mazzini a Milano, di cui D2U ha curato lo sviluppo del progetto e l’adattamento del concept, trasformando un intero edificio di 8 piani e 7700 mq in spazi di lavoro luminosi, con sale riunioni smart ed uffici privati, capaci di adattarsi alle esigenze sempre più dinamiche di imprenditori, professionisti e creativi.

Con la pandemia e la conseguente diffusione dello smart-working, gli spazi di co-working stanno rappresentando sempre di più un’alternativa al lavoro da casa, con Milano in testa tra le città più attive per la presenza di spazi di lavoro di co-working. Questi spazi, tuttavia, devono oggi essere in linea con una normativa molto più stringente e completamente diversa in termini di sicurezza e standard: dal distanziamento sociale con posti a sedere sfalsati e zone cuscinetto, alla segnaletica comportamentale per aiutare i fruitori ad utilizzare gli spazi in totale sicurezza, alla maggiore igiene e pulizia.

Secondo Jacopo della Fontana, partner in charge del progetto e CEO di D2U l’apertura di una nuova sede di uno spazio di co-working può dare un segnale molto forte di una graduale ma importante e quanto mai necessaria ripresa. ‘Un’esperienza sfidante soprattutto per l’alto livello tecnologico di efficienza e di interazione a distanza, che ci ha permesso di portare a termine il lavoro commissionato nei tempi richiesti’.

Come ricorda Muhannad Al Salhi, in questo video, DG di WeWork Italia e Spagna ‘a seguito della pandemia non ci sarà più la centralizzazione degli uffici in un’unica sede ma si affermerà un ‘hub and spoke’ model: un ufficio e tanti piccoli punti di appoggio nella stessa città’.

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#MaiPiùInvisibili: per l’8 marzo WeWorld lancia la campagna contro la violenza sulle donne

#MaiPiùInvisibili: per l’8 marzo WeWorld lancia la campagna contro la violenza sulle donne

Oggi vogliamo parlarvi di una di quelle iniziative che ci rendono tanto orgogliosi di svolgere il nostro lavoro. Nel nostro Paese, una donna su tre subisce violenza almeno una volta nella vita, senza mai rivelarlo. Sempre in Italia, il 65% dei bambini assiste alle violenze perpetrate sulle loro mamme. Nel mondo, quasi settecento milioni di bambine sono costrette a sposarsi in tenera età o sono vittime di mutilazioni genitali.

Per queste donne e bambini invisibili WeWorld, organizzazione attiva nella difesa dei diritti dei più deboli in Italia e nel mondo, per la quale curiamo le relazioni con i media, ha lanciato in occasione dell’8 marzo la campagna #MaiPiùInvisibili.

L’obiettivo? Sensibilizzare e raccogliere fondi da destinare alle donne vittime di violenza in Italia e nel mondo.

«Con questa campagna vogliamo restituire voce e visibilità a tante donne ancora invisibili. Invisibili persino per la società che le circonda, che per non vedere si volta dall’altra parte. Invisibili perché talmente stremate dalla violenza e dalla violazione dei loro diritti, da augurarsi di scomparire, di non essere viste, non esistere per non subire più» ci ha spiegato Marco Chiesara, Presidente di WeWorld «La violenza sulle donne è un problema che ci riguarda tutti e tutte, ma ognuno di noi può scegliere se voltarsi dall’altra parte o prendere posizione. Oggi con un sms possiamo fare un piccolo gesto concreto per fermarla».

Grazie alla campagna #MaiPiùInvisibili, fino al 15 marzo è possibile sostenere WeWorld donando due euro con un sms al numero solidale 45597, oppure donare cinque e dieci euro chiamando lo stesso numero da rete fissa.

Per l’occasione è stato realizzato anche un bellissimo spot, che vi invitiamo a guardare e che vede protagonista Ledi Meingati, attivista di origine Masai, impegnata al fianco di WeWorld contro le mutilazioni genitali femminili, nonché ospite d’eccezione al WeWorld festival, che abbiamo organizzato lo scorso novembre in occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne.

Nello spot, al suo dolore si uniscono le voci delle donne e dei loro figli, aiutate in questi anni dall’organizzazione a uscire dall’incubo della violenza. Se racconto quello che mi fa, mi ammazza. Mia figlia grande ha visto tutto e ne è uscita devastata. Prima di ucciderla mio padre ha picchiato mia mamma tutta la vita.

Attraverso la campagna #MaiPiùInvisibili, WeWorld (e con loro, anche noi di eos comunica) chiede che questo silenzio non sia più tollerato. Perché di violenza si può sparire.

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Comunicazione corporate e di prodotto: eos comunica Amorissimo!

Comunicazione corporate e di prodotto: eos comunica Amorissimo!

Comunicare l’immagine e i valori di un’azienda, connotarla di un’identità definita e immediatamente riconoscibile, sia sulla carta che sul digitale: tutto questo (e molto altro) è la comunicazione corporate. Per un’agenzia di comunicazione corporate come eos comunica, lo sviluppo della brand identity delle aziende clienti è la bussola che orienta tutta la strategia.

Tutto comincia da una parola chiave, come ad esempio sostenibilità, a cui via via se ne aggiungono altre: moda, mare, costumi da bagno. Ed è proprio da qui che siamo partiti quando, lo scorso giugno, il nostro team di media relation ha portato avanti la comunicazione del brand Amorissimo, nato nel 2014 dall’idea del suo fondatore Mario Attalla e dall’estro delle stylist Barbara Bologna e Marta Attalla – rispettivamente moglie e figlia – con l’obiettivo di rompere gli schemi del beachwear tradizionale.

Quali sono gli elementi distintivi di Amorissimo? Stile, ricercatezza e un approccio eco-sostenibile: una formula che sulla stampa, digitale e cartacea, è già di per sé un successo. Ma non è tutto: la comunicazione corporate può diventare un vero punto nevralgico nella costruzione dell’immagine di un’azienda nel momento, spesso delicato, del lancio di un nuovo prodotto.

Così è stato per Amorissimo che, nel corso della stagione primavera/estate 2019, ha lanciato Splash, la prima capsule collection interamente dedicata a un mare plastic free. Perché si sa, l’impatto ambientale della plastica è ormai sotto gli occhi di tutti e un numero sempre maggiore di aziende si impegna ogni giorno per ridurne l’utilizzo. E poi c’è chi, come Amorissimo, ha deciso di riutilizzare la plastica raccolta negli oceani per farne dei costumi da bagno alla moda.

Non semplici bikini da sfoggiare in spiaggia, ma prodotti che viaggiano in una nuova direzione, all’insegna del rispetto per l’ambiente.

Per il nostro team di ufficio stampa la comunicazione dei valori di Amorissimo attraverso la capsule collection Splash è andata oltre il semplice rapporto con i media, articolandosi nell’ingaggio della blogger e influencer Valentina Madonia, che si è fatta portavoce dell’immagine della donna Amorissimo: una donna intraprendente, libera, curiosa di scoprire il mondo e di indossare capi unici, che fanno dei colori e dei tessuti ricercati i propri cavalli di battaglia!

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Dietro le quinte del WeWorld Festival: come organizzare un evento a Milano!

Dietro le quinte del WeWorld Festival: come organizzare un evento a Milano!

Festival musicali, festival scientifici, festival del cinema: come si organizza un festival tematico a Milano? Un evento che magari raggruppa molteplici discipline e ambiti di studio? La nostra agenzia di comunicazione l’ha fatto. Ecco com’è nata la decima edizione del WeWorld Festival, in programma il prossimo 23 e 24 novembre al Teatro Litta di Milano!

Poche cose impensieriscono il team di un’agenzia di comunicazione milanese come l’organizzazione di un grande evento. Gli aspetti da tenere sotto controllo sono tanti: trovare e allestire la location, coordinare la segreteria organizzativa, programmare la scaletta dei contenuti, individuare i relatori e gestirne l’arrivo e il soggiorno in città, identificare una strategia di promozione online e offline.

Il Festival di WeWorld Onlus è un evento giovane, gratuito, aperto a tutti. Perché si tratta di un festival tematico? Perché è interamente dedicato a un concettoi diritti delle donne – che ogni anno viene raccontato da personalità di spicco del campo dello sport, della medicina, della letteratura, del giornalismo, della televisione.

Tra i grandi ospiti di quest’anno, lo scrittore Roberto Saviano, la storica Eva Cantarella, la pallavolista Francesca Piccinini, l’attrice Benedetta Porcaroli, la showgirl Alba Parietti e la star del fumetto Silvia Ziche.

A chi si rivolge il WeWorld Festival? Capire il proprio target è fondamentale, perché le persone vanno coinvolte e ispirate fin da subito, sia nella Rete che fuori!

È qui che entra in gioco l’ufficio stampa, il cui ruolo si si concretizza nel coinvolgimento dei mezzi di comunicazione più adatti per la promozione dell’evento: dalla televisione, alla radio, al web fino alla carta stampata (quotidiani, settimanali e mensili).

Un evento di spicco nel panorama nazionale come il Festival di WeWorld deve coinvolgere adeguatamente l’intero sistema dei media per far pervenire tutte le informazioni riguardanti il suo svolgimento.

Il principale obiettivo dell’ufficio stampa? È quello di trasformare l’evento in una notizia. Ed è proprio quello che fa la nostra agenzia!

Nelle fasi precedenti alla manifestazione, dunque, l’agenzia di comunicazione lavora per far sapere che ci sarà l’evento. E poi? Una strategia social vincente serve a rafforzare ulteriormente l’obiettivo dell’evento: raggiungere ancora più persone, e quindi fare in modo che se ne parli ancora.

Qualunque siano i canali scelti, esistono alcuni passaggi indispensabili da curare con estrema attenzione: dalla redazione di un piano editoriale alla pianificazione delle modalità e delle tempistiche di interazione con il pubblico durante l’evento. La gestione dei social network non va sottovalutata, perché darà un grosso contributo al successo della manifestazione.

Insomma, organizzare un evento in una grande città come Milano rappresenta certo una grande sfida per un’agenzia di comunicazione. Che cosa serve per affrontarla al meglio? Esperienza e nervi saldi.

 

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