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Green Talks: le voci di eos comunica in un podcast.

Green Talks: le voci di eos comunica in un podcast.

Da Cannes o Hollywood, passando per il “Supersalone” del Mobile e la Biennale di architettura di Venezia, come il mondo della cultura sta vivendo la sua transizione verso la sostenibilità?

Dagli edifici più sostenibili del mondo, agli ecosistemi – quelli del delta del Danubio o del Pleistocene park della Siberia – passando per le rotte degli animali a rischio estinzione come tartarughe, anatre di mare, o rinoceronti sudafricani.

La sostenibilità passa anche dal lavoro: ma come?

La plastica sembra essere il nemico numero uno per l’ambiente. Ma è davvero così?

Vincere la sfida della transizione ecologica passa dal turismo ma anche dallo smaltimento dei rifiuti?

A queste e molte altre domande risponde il nostro podcast Green Talks che ogni settimana passa in rassegna le notizie sulla sostenibilità a 360°, dall’Italia e dal mondo.

Noi di eos comunica abbiamo deciso di metterci la faccia, o meglio la voce, raccontando in prima persona la sostenibilità dal nostro punto di vista: news di attualità o approfondimenti dai settori più variegati che vogliono aprire una finestra sul mondo che ci circonda per capire a che velocità stiamo andando nella sfida, quotidiana, di consegnare alle future generazioni, un mondo più sano e vivibile.

Un format realizzato, prodotto e montato da noi nei nostri uffici milanesi: un modo per metterci alla prova con uno strumento che ci vede protagonisti in prima linea per i nostri clienti e che ci ha visto sperimentare nuove strade, fino a crearne un format originale.

Pronti a partire? Venite con noi!

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Il design come non l’avete mai visto: nasce a Milano l’ADI Design Museum – Compasso d’Oro

Il design come non lo avete mai visto: nasce a Milano l’ADI Design Museum – Compasso d’Oro

Nasce a Milano un nuovo polo divulgativo e di ricerca dedicato al design: è il nuovo ADI Design Museum – Compasso D’Oro, inaugurato ieri alla presenza del Ministro della Cultura, Dario Franceschini e il sindaco di Milano Beppe Sala.

Più di 5mila i mq di spazio espositivo, sorti nel centralissimo quartiere di Milano Chinatown, e inserite nel contesto di un’area ex industriale ad altissimo valore architettonico e urbanistico, oggetto di un’importante azione di refitting urbano: all’interno dell’ADI Design Museum è presente la Collezione storica del Compasso d’Oro – composta dagli oggetti selezionati dal 1954 a oggi – e ben 8 mostre di approfondimento multitemporale che si pongono in dialogo con la Collezione.

L’ADI Design Museum aspira ad essere non solo un luogo di incontro per la comunità del design, ma anche un punto di riferimento per il grande pubblico, che potrà comprendere il vero significato e valore del design, attraverso i pezzi della collezione, l’innovativo format di proposta degli approfondimenti tematici, i convegni, i laboratori per i più giovani e gli eventi.

Main partner dell’ADI Design Museum è Repower Italia, presente  all’interno dello spazio, con E-LOUNGE, la prima panchina hi-tech e oggetto di design di arredo urbano, che si è aggiudicata il Compasso d’Oro 2020.

Progettata dallo studio italiano di design Antonio Lanzillo & Partners, E-LOUNGE rappresenta un elemento di arredo urbano smart, punto di aggregazione grazie al sistema di illuminazione a led con sensore crepuscolare, e strumento capace di ricaricare fino a 6 biciclette elettriche e dispositivi elettronici come tablet e smartphone.

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“Il Tempo Sospeso”: la mostra di Francesca Volpi sull’impegno di WeWorld tra Libano e Siria.

“Il Tempo Sospeso”: la fotografa Francesca Volpi racconta l’impegno di WeWorld tra Libano e Siria.

Il confine tra Libano e Siria, nella Valle Della Bekaa e ad Akkar, è una sorta di limbo esistenziale e geopolitico nel quale vivono, da ormai 10 anni, le donne siriane che non hanno mai smesso di fuggire dal conflitto.

Sono proprio queste donne, coraggiose e resilienti, le protagoniste di ‘Il tempo sospeso’ il progetto multimediale prodotto da Cortona On The Move per WeWorld, e realizzato con la fotografa internazionale Francesca Volpi che sarà esposto al BASE durante la nuova edizione del WeWorld Festival  (evento per il quale curiamo da anni parte del palinsesto e l’ufficio stampa, in programma, in presenza presso lo spazio BASE di Milano e in streaming  sulla pagina Facebook della onlus dal 21 al 23 maggio).

Attraverso testimonianze e fotografie, Francesca Volpi, che ha visitato i campi dove opera WeWorld, accende i riflettori sulla condizione di queste rifugiate che, come racconta Dina Taddia, Consigliera Delegata di WeWorld ‘sono bloccate in una condizione di precarietà, costrette ad affrontare da sole il carico familiare e limitate da una realtà prevalentemente patriarcale’.

WeWorld, è presente in Siria dal 2011, e sul territorio è intervenuta con progetti in diversi ambiti, tra cui istruzione, protezione, acqua e servizi igienici e risposta alle emergenze, inclusa quella da Covid-19. Uno dei principali interventi della onlus riguarda la riabilitazione delle scuole, permettendo a migliaia ragazzi e ragazze di tornare a studiare in luoghi idonei e confortevoli.

In Libano, invece, l’organizzazione è presente dal 2006, concentrando gran parte del proprio intervento per sostenere e proteggere i più vulnerabili, garantire i diritti dei ragazzi e delle ragazze e assicurare loro la possibilità di andare a scuola. Dal 2012 lavora con i rifugiati siriani negli insediamenti informali in tenda (ITSs) per rispondere ai bisogni primari. Negli ultimi 3 anni ha raggiunto più di 81.000 persone, tra le comunità libanesi e siriane, con attività di gestione delle risorse idriche e campagne di sensibilizzazione.

L’accesso alla mostra è garantito con prenotazione obbligatoria per giorno e fascia oraria tramite EventBrite

Il programma del WeWorld Festival è disponibile qui

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Torna il WeWorld Festival e si fa in due: si comincia il 4 marzo con Emma Dante

Torna il WeWorld Festival e si fa in due: si comincia il 4 marzo con Emma Dante

Un festival digitale, in attesa della sua versione, in presenza: quest’anno il We World Festival si fa in due e, in attesa dell’11.ma edizione che si terrà, eccezionalmente, nel mese di maggio al BASE di Milano, presenta la sua Edizione Speciale in digitale, il 4 e il 5 marzo prossimi, in diretta streaming sulla pagina ufficiale Facebook di WeWorld.

Sessimo sul luogo di lavoro, ecofemminismo, stereotipi di genere, emancipazione femminile e migrazioni: questi i temi che si affronteranno con due giorni di talk e confronti virtuali.

Tra i protagonisti di questa edizione speciale, che ci vede al fianco della onlus sia nella veste di ufficio stampa che nell’organizzazionwe dei contenuti, la regista e drammaturga Emma Dante, Florencia Santucho, direttrice del Festival dei Diritti Umani di Buenos Aires e la graphic journalist Takoua Ben Mohamed insieme alla designer/letterer Ferdaous Harfi.

Durante la prima giornata Festival sarà presentata “ShePoverty: la povertà è donna”, la ricerca commissionata da WeWorld ad IPSOS che fotografa l’inclusione economica delle donne italiane ai tempi del Covid-19,  e il talk tra la drammaturga e regista Emma Dante, da sempre attenta nel suo lavoro alle tematiche femminili, e la giornalista e scrittrice Elena Stancanelli, su stereotipi del maschile e del femminili.

Principesse senza principi, eroine senza salvatori che trovano la propria forza in se stesse: queste sono le donne senza stereotipi raccontate dalla Dante nel suo libro “E tutte vissero felici e contente” (La Nave di Teseo), la cui presentazione sarà accompagnata da un momento di teatro con gli attori Italia Carroccio e Davide Celona, che interpretano lo specchio e la regina tratta da “Gli alti e bassi di Biancaneve”, una delle fiabe reinventate dalla regista palermitana nel suo libro.

La seconda giornata vedrà invece protagonista la graphic journalist Takoua Ben Mohamed e la designer/letterer Ferdaous Harfi, con la partecipazione speciale della sociolinguista ed esperta di comunicazione digitale Vera Gheno. Quanto pesano il linguaggio e gli stereotipi nell’alimentare una cultura sessista e patriarcale anche quando si tratta di aiutare gli altri? Le due giovani artiste saranno protagoniste di una una performance artistica, riflessione visiva sul tema degli stereotipi di genere, in particolare quelli legati al linguaggio della solidarietà.

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Tra covid ed elezioni: negli Usa la sfida dei social network è contro le fake news

Tra covid ed elezioni: negli Usa la sfida dei social network è contro le fake news

Mai come quest’anno, la sfida dei social network sarà quella di combattere la disinformazione e le fake news. Negli Usa stanno svolgendo un ruolo fondamentale nelle imminenti elezioni presidenziali: nelle scorse settimane social come Facebook, Twitter, YouTube, e anche quelli meno strumentalizzati ‘politicamente’ come TikTok e Pinterest, hanno imposto direttive molto chiare su come arginare la disinformazione sulle elezioni e le modalità di voto. Nelle prossime settimane lo sforzo maggiore sarà quello di far rispettare queste direttive in caso di risultati elettorali non schiaccianti, o contestati.

Ma facciamo un passo indietro. La principale sfida di quest’anno per le social media company è stata quella di imporre rigide regole sulla diffusione di fake news sull’epidemia da Covid 19  spesso diffuse proprio dagli account social di politici, Trump in primis, e i suoi organi di partito. Stando ai dati ufficiali sono più di 7 milioni i post rimossi da Facebook e Instagram con informazioni sbagliate sul virus, e 98 milioni le ‘etichette di avvertimento’ applicate a contenuti social giudicati fuorvianti. Stesso procedimento si è verificato nell’arginare gli effetti a cascata dei post social di Trump e alleati sulle frodi elettorali che si sono moltiplicati, soprattutto, nell’ultimo mese.

Ben venga il divieto di nuove adv politiche nelle settimane che precedono le elezioni o di diffondere informazioni premature sui vincitori, o la rimozione di post falsi sui risultati delle elezioni, o anche le etichette di avvertimento ai post che minano il risultato stesso delle elezioni. Ma saranno sufficienti a bloccare un processo messo in atto molto prima, quello cioè di insinuare il dubbio che l’intero processo elettorale sia una farsa?

‘Nella notte delle elezioni, il diavolo sarà nei dettagli’, afferma al Times Graham Brookie, direttore dell’Atlantic Council’s Digital Forensic Research Lab, istituto che traccia la disinformazione esponendo e tracciando fake news.

Quand’è che un’imprecisione diviene bufala, il pettegolezzo diviene notizia, o la fake news diviene strumento di propaganda o di business? Ne avevamo già parlato qui

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I social netowork ai GenZers? Piacciono sempre meno

I social network ai GenZers? Piacciono sempre meno

Ai ragazzi nati dopo la metà degli anni ’90, i cosiddetti GenZers, i social network piacciono sempre meno. A rivelarlo è lo studio di Dentsu Aegis Network  reso noto a fine luglio: il Digital Society Index. Il rapporto, condotto a livello mondiale su 5 mila GenZers da 18 a 24 anni, ha monitorato l’uso di Internet nei dodici mesi da maggio 2019 a maggio 2020, fino alla fine del lockdown.

In Italia un giovane su quattro nell’ultimo anno ha disattivato il proprio account. Uno su cinque è invece la media mondiale. Il Giappone si posiziona ultimo della classifica con solo un abbandono ogni venticinque utenti.

La preoccupazione principale è la sicurezza e l’uso dei propri dati personali. Ma i GenZers restano ottimisti dell’impatto positivo sulla società. Dallo studio emerge che, circa un terzo dei ragazzi nel mondo ha limitato il tempo trascorso online per quanto riguarda l’uso di telefonini e Pc (in Italia il 35%). Non solo. Diminuisce in modo rilevante lo sharing di informazioni sui gruppi. Il 43% dei giovani della Generazione Z (da noi un punto in più) ha adottato misure per ridurre la quantità di dati condivisi online. Inoltre per mantenere l’anonimato cancella la cronologia delle ricerche ed esegue navigazioni in incognito con Chrome.

Metà degli under 24 è convinto poi che Intelligenza Artificiale e robotica creeranno opportunità di lavoro fondamentali nei prossimi cinque anni. Ma ritiene necessario da parte delle aziende informatiche di seguire precise regole di etica applicata a questo specifico settore.

Un’ultima curiosità: per i GenZers è meglio una faccina per chiudere una frase che un punto. Lo avreste mai detto?

Un influencer come Marco Montemagno, esperto di tecnologia, sui social e i ragazzi la pensa così.

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La comunicazione aziendale ai tempi del lockdown? Promossa a pieni voti

La comunicazione ai tempi del lockdown? Promossa a pieni voti.

La comunicazione aziendale ai tempi del lockdown promossa a pieni voti: ad affermarlo è il rapporto CensisAscai sulla Comunicazione di impresa in Italia. L’obiettivo della ricerca è stato quello di rilevare le modalità e i contenuti che stanno guidando i processi e i comportamenti comunicativi delle aziende nell’emergenza sanitaria, e quali sono i cambiamenti destinati ad affermarsi nella comunicazione corporate da adesso in poi.

La pandemia ha generato un’onda d’urto che ha avuto effetti importanti nella comunicazione delle aziende con i dipendenti. Cosa ha colpito nel segno? Prima di tutto l’informazione. Soprattutto nel far sentire la vicinanza, laddove per ragioni di emergenza sanitaria occorreva stare distanti: ben il 93,2% dei lavoratori italiani, fotografa il rapporto Censis-Ascai, ha avuto modo di leggere, ascoltare, guardare su giornali e riviste, in tv, radio o su Web e social l’advertising delle aziende.

“Ampia – si legge –  è stata la visibilità della comunicazione corporate, da quella mirata a ringraziare pubblicamente i propri dipendenti per l’impegno profuso, al richiamo ad iniziative di solidarietà, fino alle incitazioni a comportamenti responsabili e attenti”. E le reazioni sono state più che positive: ben il 62,4% dei lavoratori di fronte alla comunicazione in cui si è imbattuto ha avuto una qualche reazione positiva, con percentuali che arrivano al 66% tra i millennial, al 66,4% tra dirigenti e direttivi, al 62,5% tra i laureati. Secondo la ricerca, questa buona pratica continuerà: per il 46,8% dei lavoratori italiani la comunicazione aziendale nel futuro dovrà coinvolgere, motivare, far sentire i lavoratori parte integrante di una comunità, con percentuali più elevate tra chi ricopre posizioni apicali (60%) e laureati (52,1%).

L’esperienza del lockdown ha radicato il bisogno di sentirsi parte di una comunità aziendale, che non lascia soli i dipendenti. Pensando al domani, il 52,6% degli intervistati ritiene che il peso della comunicazione aziendale nei processi decisionali crescerà ulteriormente. Come? Attraverso trasparenza e sincerità sul vissuto delle persone, attenzione al posto di lavoro, al benessere dei dipendenti, alla collettività.

E per quanto riguarda lo smartworking? Il tema è molto caldo, noi di eos comunica lo seguiamo da vicino. Pensando al futuro dei contesti aziendali nel post Covid-19, per il 52,6% dei lavoratori italiani ci sarà più smartworking. L’esperimento di massa del lavoro a distanza avvenuto nel lockdown non è percepito come estemporaneo, ma destinato a ridefinire il lavoro e il rapporto tra dipendenti e azienda: qui si innesta una sfida decisiva per la comunicazione aziendale interna, percepita come fondamentale nel garantire la coesione dentro comunità aziendali alle prese con modelli ibridi di erogazione del lavoro tra distanza e compresenza fisica.

Questo sentiment trova corrispondenza anche nell’altro lato della medaglia, quella dei comunicatori aziendali. Stando all’indagine Censis-Ascai il 78,2% valuta in modo ottimo o buono l’operato complessivo della comunicazione aziendale durante il lockdown che ha avuto anche il ruolo decisivo di massimizzare l’impatto delle iniziative adottate durante l’emergenza: dall’adozione di politiche e strumenti per il lavoro a distanza (100%), ad iniziative di responsabilità sociale di impresa (78,2%), a quelle di formazione (75,6%), a iniziative di riconoscimento pubblico dell’impegno dei dipendenti (75,6%), fino all’attivazione di strumenti di caring per la gestione della vita lavorativa e privata (66,7%). Nel futuro della professione due parole d’ordine: innovazione e integrazione: per l’83,3% degli intervistati sarà necessario da una parte sviluppare nuove competenze digitali, culturale e relazionali per stare al passo coi tempi, dall’altra rendere più forte l’intreccio tra comunicazione interna e comunicazione esterna.

Per la visione integrale del rapporto Censis–Ascai clicca qui.

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D2U: da Headquarter a Hubquarter, come cambia l’ufficio del futuro.

D2U porta ad All Around Work lo smart working del futuro: dall’Headquarter all’Hubquarter.

Al via da domani All Around Work, la manifestazione biennale dedicata all’evoluzione degli ambienti lavorativi, che debutta quest’anno sulla piazza milanese presso lo spazio MegaWatt Court . Si tratta di tre giorni di dibattiti dedicati ai luoghi di lavoro e al diritto al benessere psicofisico dei lavoratori.  Noi di eos comunica saremo al fianco della società di architettura Design to Users, per la quale curiamo la presenza sulla stampa e la comunicazione social.  D2U insieme a eFM (società nata nel 2000 con l’obiettivo di innovare il mercato del real estate con la digitalizzazione e l’ottimizzazione dei processi) presenterà una nuova proposta di lavoro integrato: dall’Headquarter all’Hubquarter.

Parliamo di una prospettiva per ripensare il modo di gestire spazi, persone e tecnologie che dia centralità ad una community, per forza di cose, sempre più diffusa. Per l’occasione sarà presentata la piattaforma Myspot che permette di accompagnare le aziende nella revisione del concetto di smart-working, attraverso un’analisi dei bisogni e creazione di un ecosistema di luoghi ed esperienze che uniscano spazi, tecnologie e routine organizzative in un unico Workplace-Hub più ricco in termini di coinvolgimento, apprendimento e integrazione.

Uno dei co-fondatori di Design to Users Corrado Caruso sarà protagonista l’8 ottobre, dell’incontro conclusivo dell’evento dedicato a una riflessione sul futuro degli edifici per uffici e sul loro rapporto con il tessuto e l’economia delle città. I molti edifici e spazi realizzati di recente nel nostro paese, e gli altrettanti in cantiere, quale destino si preparano ad affrontare? Nell’intervento di Caruso dal titolo ‘Nuovi edifici per uffici, il codice italiano’, si presenterà una nuova visione dello smart-working, focalizzata sui cambiamenti necessari in termini di quantità e nuovi modi d’uso dello spazio per arrivare preparati a una nuova “normalità” lavorativa post emergenza tra la fine del 2020 e l’inizio del 2021.

La costruzione dei nuovi scenari fisici dell’ufficio sarà caratterizzata da una nuova declinazione degli ambienti dove lavoreremo, un nuovo mix di spazio reale e virtuale, appunto l’“Hubquarter”, che permetterà di disegnare nuove postazioni a casa per il lavoro smart da remoto, creando spazi di co-smart working all’interno degli spazi comuni condominiali dove abitiamo, spazi di co-working o uffici satelliti, anche decentrati, e spazi di lavoro nelle sedi aziendali di oggi trasformati per le nuove necessità di relazione ed interazione tra le persone. Parliamo di uno spazio caratterizzato da un ripensamento degli open space e dalla creazione di spazi per la socializzazione e la comunicazione virtuale. Gli attuali spazi comuni aziendali si ibrideranno, trasformandosi in “smart canteen” in cui lavorare dopo un pasto prenotato tramite app; grandi hall e auditorium che saranno organizzati in nuovi spazi modulari di comunicazione e relazione.

Queste trasformazioni fisiche saranno organizzate in un progetto multidisciplinare e concorreranno alla definizione del nuovo space-budget che permetterà alle aziende di valutare eventuali riduzioni e ottimizzazioni d’uso del proprio patrimonio immobiliare.

All Around Work è ideata da Bologna Fiere e events factory, un momento di riflessione che, alla luce della pandemia globale in corso e del ripensamento dello smart working, diventa più che mai attuale.

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Il giornalismo? Si fa su Linkedin! L’Economist ne sa qualcosa.

Il giornalismo?

Si fa su Linkedin. Parola di Economist

Per fare giornalismo occorre scegliere bene su quale social network stare. E’ finito il tempo del basta esserci, occorre avere una strategia. E’ quello che hanno fatto all’Economist, storico settimanale d’informazione politico-economica in lingua inglese, dove per due anni hanno studiato il modo migliore per essere presenti su Linkedin prima di tutto, contando su un bacino di oltre 700 milioni di utenti tra professionisti del business e persone alla ricerca di un impiego. Qualche numero sul social network per provare a contestualizzare: la consultazione da mobile, soprattutto per le notizie e l’informazione, è in forte espansione e il numero di utenti mobili di LinkedIn lo riflette: parliamo di 63 milioni di utenti unici al mese che consultano il social dal telefonino. Chi accede al social network? Parliamo della piattaforma di social media più utilizzata tra le società Fortune 500 con oltre mezzo miliardo di professionisti di tutto il mondo che si riuniscono su LinkedIn.

Insomma, studiare una strategia di content mirata per un giornale tanto influente come l’Economist non è stata affatto una mossa sbagliata. Anzi! In un anno i follower sono cresciuti del 39,5 per cento, i commenti sono aumentati del 251 per cento e, come risultato finale, sono cresciuti di molto gli abbonamenti provenienti dal social network,  fino ad arrivare ad un più che considerevole aumento del 300 per cento. Certo, Facebook e Twitter non sono stati abbandonati, si continua a fa condivisione ed a portare traffico al sito, ma non sono più il luogo principe in cui fare media business.

Qual è stata la strategia dell’Economist su Linkedin? Tenendo conto della differenza di fuso orario per una testata che viene letta in tutto il mondo, ogni giorno vengono pubblicate nove storie che spaziano, come la rivista online e cartacea sui temi dell’attualità, dell’economia, che resta il punto cardine, della politica e della cultura. E alcune di queste notizie trovano spazio anche sul canale YouTube come l’intervista a sir David Attenborough, divulgatore scientifico e naturalista britannico. 

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Maiora Solutions lancia EPONA

Monitorare il mercato immobiliare in tempo reale coi Big Data: Maiora Solutions lancia EPONA

Nuovo ingresso in eos comunica, parliamo di Maiora Solutions, start-up innovativa specializzata nello sviluppo di strumenti di intelligenza artificiale e analisi avanzata dei dati fondata nel 2017 da Andrea Torassa ed Emilio Zunino.

Proprio con noi di eos comunica Maiora Solutions ha deciso di comunicare alla stampa EPONA, il primo strumento di intelligenza artificiale gratuito che consente di monitorare in tempo reale l’offerta presente sul mercato immobiliare – sia vendite che affitti – delle tre principali città italiane: Milano, Roma e Napoli.

Come funziona? Ogni giorno il tool raccoglie in rete centinaia di nuovi annunci inseriti sui principali portali immobiliari, e li aggiunge al suo database, che conta già oltre 50.000 annunci. La piattaforma tiene conto di alcuni parametri importanti per il mercato immobiliare: tipologia di appartamento, quartiere e città nella sua interezza, mentre altri dettagli come metratura, piano o balconi possono essere forniti per analisi specifiche.

Una delle esigenze primarie di investitori e operatori del mercato immobiliare è quella di anticipare gli andamenti del mercato sulla base di questa grande quantità di dati reali e di poter pianificare gli investimenti in maniera razionale: EPONA elabora per questo ogni mese un report che fotografa le variazioni più importanti rispetto al mese precedente, analizzando l’andamento dei prezzi dalla fine del lockdown in avanti proprio grazie alle potenzialità di analisi date dai Big Data.

Il covid19 ha scatenato in rete un gran proliferare di analisi su come il mercato immobiliare potesse reggere a una pandemia di questa portata, sia quello degli affitti che quello della compravendita. Ma come si è mosso il mercato immobiliare milanese ad agosto?

Grazie all’infinita mole di Big Data raccolta da EPONA questa è la fotografia: a un mese dalla fine del lockdown per quanto riguarda la vendita, i monolocali hanno registrato un aumento del 6,8% rispetto alla prima rilevazione post lockdown, mentre il prezzo dei bilocali è diminuito del 3,5% da inizio rilevazione. Per quanto riguarda i trilocali, il prezzo a mq ha registrato un andamento piuttosto stabile nel tempo, per poi diminuire da metà agosto, raggiungendo un decremento del 2,9% da inizio rilevazione. I quadrilocali hanno invece registrato un aumento dell’1,9% nel periodo considerato. Per quanto riguarda gli affitti, il report registra come monolocali, bilocali e trilocali sono aumentati in modo lineare e costante durante il mese di agosto, registrando alla fine del periodo aumenti rispettivamente del 12%, 11% e 9%, mentre i quadrilocali da metà agosto hanno registrato un incremento del 21% rispetto all’inizio di agosto.

Il report con maggiori dettagli sulle variazioni del prezzo nei differenti quartieri può essere richiesto qui.

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