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Olimpiadi 2024 al via: PTS indaga sulle “culle”

Olimpiadi 2024 al via: PTS indaga sulle “culle olimpiche”

 

Olimpiadi 2024 al via: la società di consulenza PTS indaga sulle culle olimpiche.

Di cosa parliamo? Ve lo spieghiamo nel dettaglio.

Da dove provengono i nostri campioni, qual è la provincia italiana che porta alle Olimpiadi più atleti e quale quella che sarà rappresentata in più sport? Quali le province più attente alla scoperta e valorizzazione dei talenti?

Lo ha indagato PTS, società di consulenza strategica e direzionale, per la quale seguiamo l’ufficio stampa, che vanta una profonda esperienza nel mondo dello sport, maturata negli anni attraverso rapporti di stretta collaborazione con il CONI e le Federazioni sportive.

Lo studio propone una dettagliata analisi delle cosiddette “culle olimpiche”, vale a dire i luoghi di nascita o quelli di residenza prima dei sei anni, per le atlete e gli atleti nati oltrefrontiera.

A rappresentare l’Italia alle Olimpiadi saranno 403 atlete e atleti, un record per il nostro Paese, impegnati in 34 discipline. Numeri da primato per l’Italia, che a Parigi sarà rappresentata dal più alto numero di azzurri di origine straniera nella nostra storia di partecipazione ai Giochi: 36, pari al 9% del totale, di cui circa la metà arrivati in età prescolare in Italia, dove poi hanno iniziato la pratica sportiva.

 

(fonte immagini: Fb CONI)

I risultati: l’indice PTS

L’indagine mette in relazione, per ogni provincia, il numero degli atleti e delle atlete presenti alle Olimpiadi e la popolazione residente, in un’età compresa tra i 15 e i 50 anni: secondo l’indice elaborato da PTS, il primo posto nel ranking spetta alla provincia di Oristano, che pur avendo meno di 57mila abitanti nella fascia considerata, porta in Francia 4 azzurri.

Sul podio anche Livorno e Verbano-Cusio-Ossola, che precedono le province liguri Savona (4°) e Genova (5°). Nella top 10 figurano poi tre toscane (Massa-Carrara 6ª, Pisa 7ª e Siena 10ª),) e due province del Nord-Est: Udine (8ª) e Trento (9ª).

La provincia di Oristano vanta un doppio primato, perché è al vertice anche della classifica relativa ai soli atleti uomini, in quanto rappresentata da Lorenzo Patta, oro in Giappone nell’atletica con la staffetta 4×100, dal canottiere Stefano Oppo e da Sergio Massidda, impegnato nel sollevamento pesi; con loro, per completezza, alle Olimpiadi ci sarà anche la pallavolista Alessia Orro. Dietro Oristano, la provincia di Massa-Carrara, con il tennista Lorenzo Musetti, e Verbano-Cusio-Ossola, che dà i natali al ciclista Filippo Ganna, vincitore a Tokyo nell’inseguimento a squadre.

Per quanto riguarda le donne, secondo l’indice PTS la provincia prima in classifica è Savona, grazie soprattutto alle atlete del nuoto sincronizzato, con Livorno e Udine a completare il podio. Livorno, Genova e Trento sono le uniche province presenti tra le prime 10 in entrambe le classifiche “di genere”.

I risultati: valori assoluti

L’analisi di PTS considera anche i valori assoluti e quindi il numero complessivo di atleti e atlete in gara alle Olimpiadi: la provincia più rappresentata è Roma con 39 azzurri, seguita da Torino (20), Napoli (19), Milano (18), Genova (15), Vicenza e Brescia (12), Firenze (11) e Bologna (10).

82 sono le province con almeno un rappresentante e, di contro, sono quindi 25 quelle che non porteranno atleti a Parigi: tra queste figurano Aosta e Belluno, che saranno invece rappresentate ai Giochi invernali Milano-Cortina 2026, così come – tra le Regioni più grandi – mancano all’appello Novara e Biella (Piemonte), Mantova e Sondrio (Lombardia) e Agrigento ed Enna (Sicilia). A livello regionale, spicca la Toscana, con 10 territori su 10 presenti ai Giochi; en plein anche per il Friuli Venezia-Giulia (4 su 4) e il Trentino Alto-Adige (2 su 2).

I risultati: gli sport

Saranno 34 gli sport in cui le nostre atlete e i nostri atleti andranno a caccia di medaglie. In testa a questa classifica c’è Roma con 15 discipline sportive, seguita da Torino e Milano con 12Bologna e Napoli con 9 e Genova e Brescia con 8.

Dall’analisi risulta anche che il primato di Roma si evidenzia principalmente nel nuoto e tuffi (11 rappresentanti) e nell’atletica (6, alla pari con Vicenza); Genova primeggia nella pallanuoto (8 atleti), Napoli nel canottaggio e Bergamo nel ciclismo (entrambe le province a quota 5).

L’indagine di PTS ha avuto un certo risalto sulla stampa nazionale e locale sia on line che cartacea: dopo una pubblicazione in anteprima sul Sole24 ore , ecco una selezione degli articoli usciti in questi giorni: da Repubblica a Il Giornale da Il Fatto quotidiano da Fortune a La Nuova Saredegna e Il Messaggero 

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Sostenibiltà: quali sfide per l’industria del food & beverage?

Sostenibilità: quali sfide per l’industria del food & beverage?

Sostenibilità

 

Quali sono le sfide in termini di sostenibilità per l’industria del food & beverage ? Come si sta muovendo l’industria italiana e internazionale in tal senso? Quali iniziative e progetti sta implementando il settore? Quali i fattori decisivi, le priorità e le principali criticità?

Lo ha indagato Quantis nel report “Recipe for Transformation”.

Lo studio ha raccolto le prospettive e le valutazioni di oltre 600 manager di primo livello di grandi aziende, in Italia e all’estero, che lavorano in diversi dipartimenti aziendali. Dal retail al commercio all’ingrosso, dal consumer packaged good alle materie prime.

Il lavoro di eos comunica sulla stampa

I risultati mostrano un quadro complesso che eos comunica, in supporto a Quantis, ha raccontato in un comunicato stampa. Le principali evidenze sono state riprese sia dalla stampa nazionale come Ansa, Repubblica e La Stampa, sia dalla stampa di settore: ne hanno parlato, tra gli altri, Esg360, Agrifood.tech, EticaNews e The Map Report.

Alcune evidenze della ricerca

Dal report emerge un generale ottimismo tra i manager sul raggiungimento degli obiettivi ambientali entro il 2030: ne è convinto il 76% degli intervistati, una percentuale che, in Italia, sale fino all’87%.

In termini di priorità, la maggior parte dei partecipanti ha indicato il packaging più sostenibile come la principale. Lo afferma il 67% in Italia e il 62% a livello globale. Al secondo posto c’è la necessità di ridurre lo spreco alimentare e la quantità di rifiuti prodotti, una priorità per il 57% dei manager internazionali e per il 53% di quelli italiani.

 

Rimangono sfide significative nel processo di transizione verso la sostenibilità. La complessità della supply chain rappresenta un ostacolo per il 37% degli intervistati in Italia, percentuale che sale al 42% a livello globale. Allo stesso modo, gli investimenti necessari rimangono un tema aperto, all’interno dei diversi dipartimenti aziendali in relazione ai propri budget di spesa, anche considerando che, mediamente, la quota del bilancio annuale destinata ad investimenti per la riduzione degli impatti ambientali è a solo il 12,5% su scala globale.

 

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eos comunica e so-what: una nuova partnership per fare e comunicare la sostenibilità

eos comunica e so-what: una nuova partnership per fare e comunicare la sostenibilità

 

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eos comunica e So-What, società benefit di consulenza in ambito sostenibilità e ESG, hanno deciso di stringere una partnership per supportare grandi aziende, PMI, e Enti del Terzo Settore in percorsi in cui la sostenibilità venga fatta davvero, secondo criteri scientifici e misurabili, e comunicata in modo corretto, efficace e trasparente.

Viviamo in una seconda “era della sostenibilità” e della comunicazione sostenibile dove fare la differenza e comunicare in modo credibile, passa da azioni sicuramente più complesse ma anche più tangibili. Più è ampio e concreto il cambiamento che l’azienda promuove, più sono grandi le opportunità (di business) che può cogliere.

Il tema è più che mai attuale.

In un articolo del Sole 24 ore dal titolo ‘Troppi rischi, così la sostenibilità perde peso nella comunicazione’, Giampaolo Colletti e Fabio Grattagliano parlano del fenomeno del “hushing”. Si tratta della tendenza fortemente conservativa che porta le aziende a optare per il silenzio piuttosto che rischiare di navigare le complesse acque della comunicazione di sostenibilità. La paura principale è di incorrere in errori che possono risultare in rischi reputazionali o, addirittura, in controversie legali.

Secondo il recente rapporto GreenItaly della Fondazione Symbola e di Unioncamere, il 57% delle imprese italiane ha adottato almeno una misura per ridurre l’impatto ambientale della propria attività, ma solo il 18% lo ha comunicato.  Nell’articolo Ida Schillaci, membro del consiglio direttivo di Sustainability Makers, sottolinea proprio l’importanza di comunicare, oltre che gestire, in modo corretto, la sostenibilità: ‘Bisogna riuscire a trasmettere concetti spesso complessi in modo efficace, credibile, corretto. Comunicare non solo responsabilizza, ma è un modo per prendere una posizione chiara su tematiche […]. Se i consumatori non conoscono le pratiche di sostenibilità, non hanno la possibilità di effettuare acquisti consapevoli’.

Ed è proprio per rispondere a nuove esigenze che nasce questa nuova partnership.

PERCHÈ EOS COMUNICA E SO-WHAT?

Per fare davvero la differenza, grazie alla competenza di So-What in ambito ESG (Environment, Social, e Governance, tre dimensioni fondamentali per misurare e migliorare nel tempo le performance di sostenibilità di imprese e organizzazioni) e all’esperienza decennale di eos comunica nelle attività di comunicazione e ufficio stampa.

In poche parole:

Perché insieme?

  • Siamo il partner perfetto per accompagnare le aziende nella definizione di una strategia aziendale legata alla sostenibilità e per valorizzarla al meglio, grazie alle attività di comunicazione, presso i target di interesse.
  • Ci conosciamo da tempo, ci stimiamo professionalmente e pensiamo di essere perfettamente integrati in termini di offerta
  • Condividiamo valori e visione sui temi legati alla sostenibilità.

Qual è obiettivo di questa unione?

  • Coniugare, in modo robusto, la dimensione del ‘fare sostenibilità’ e quella del ‘comunicare la sostenibilità’, senza usare la scorciatoia del “greenwashing”.
  • Offrire alle aziende una piattaforma integrata di servizi per tutte le fasi del percorso, dall’analisi di sostenibilità, alla comunicazione.

Perché noi e non altri?

  • Gli anni di esperienza nel settore parlano per noi.
  • Come una boutique, supportiamo i clienti tutte le volte che hanno bisogno.

Ma cosa vuol dire, per un’azienda, intraprendere e comunicare un percorso legato alla sostenibilità? Eco qualche “FAQ” per semplificare:

Quali sono gli ostacoli per una piccola-media impresa che si affaccia al mondo ESG?

Valentina Puglisi: So-What

Le PMI sono, e saranno, sempre più sollecitate sui temi di sostenibilità: da una normativa in evoluzione, dal mercato e dall’essere nella catena di fornitura di grandi aziende. Il primo problema, solitamente, è la difficoltà ad orientarsi nel mondo ESG, definendo priorità concrete e un punto di partenza adatto. Talvolta bisogna vincere resistenze interne e portare a bordo tutte le figure chiave. Se per muovere i primi passi si cerca poi supporto all’esterno, può non essere semplice capire qual è il consulente giusto per un percorso efficace a fronte di un investimento accessibile.

Quali sono i primi passi da fare, per un’azienda che vuole affacciarsi al mondo della sostenibilità?

Alessandro Strada: So-What

Il primo punto è, intanto, comprendere il proprio contesto e quali sono i principali trend di settore. Poi bisogna capire quali sono le tematiche ESG rilevanti per l’azienda: su questo ci viene in soccorso la cosiddetta ‘doppia materialità’ in linea con le indicazioni della nuova Direttiva europea Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD). Rispetto a questi temi l’azienda deve quindi misurare i propri impatti (es. quantificare le emissioni di gas a effetto serra generate dal business o valutare il grado di soddisfazione di dipendenti e collaboratori) per poter definire obiettivi di miglioramento delle performance e un piano d’azione concreto.

Quanto può durare un progetto di sostenibilità e che impegno richiede?

Luca Petruccelli: So-What

Dipende. Intanto la gradualità è sempre una buona alleata, soprattutto per chi è all’inizio. Un progetto iniziale, utile a costruire le fondamenta e un primo piano di sostenibilità, può durare dai 2 ai 5 mesi. Ci sono poi delle attività che possono diventare ricorrenti come, ad esempio, la redazione annuale del report di sostenibilità. L’impegno è proporzionato agli obiettivi del progetto e, sicuramente, individuare un referente interno è fondamentale per garantirne il successo.

 

La sostenibilità è onnipresente sui giornali. Spesso si fa fatica a distinguere le reali azioni di sostenibilità. Qual è il ruolo della comunicazione in questo processo?

Paolo Monti: eos comunica

Comunicare la sostenibilità è importante. Per dare valore aggiunto al percorso di sostenibilità aziendale, per comunicare a consumatori e investitori, per valorizzare la reputazione. Affinché la comunicazione sia efficace, però, non basta parlare di azioni sostenibili, ma valorizzare, presso giornalisti qualificati, le attività aziendali come le implicazioni sull’ambiente e le persone. Per fare questo, ci rivolgiamo ai giornalisti esperti del tema, per far conoscere l’azienda, e posizionarla su testate qualificate, in grado di raggiungere i target corretti. Meglio un articolo ben fatto, che un comunicato stampa inviato indiscriminatamente.

Nella mia azienda esiste già un ufficio comunicazione: qual è il valore aggiunto di un servizio del genere?

Daniela Mase: eos comunica

Il progetto viene sviluppato con i responsabili della comunicazione aziendale per valorizzare al meglio le azioni aziendali che abbiano risvolti legati alla sostenibilità. Dalla nostra abbiamo l’approfondita conoscenza delle testate specializzate in sostenibilità, e dei giornalisti di testate nazionali e locali davvero esperti del tema.

 

 

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‘Un mondo possibile’: a Padova docenti a confronto sullo sviluppo sostenibile

‘Un mondo possibile’: a Padova docenti a confronto sullo sviluppo sostenibile.

 

Si terrà domani a Padova il convegno ‘Un mondo possibile’, un confronto sullo sviluppo sostenibile della società contemporanea. L’evento è organizzato da Sanoma Italia, gruppo finlandese leader in Europa nel settore education, che ha di recente acquisito la divisione scolastica di Peason Italia.

Ma vediamo nel dettaglio di cosa si tratta.

NON C’È PIÙ TEMPO PER IMMAGINARE UN FUTURO SOSTENIBILE.

Le grandi questioni ambientali, sociali ed economiche, richieste anche dagli obiettivi dell’Agenda 2030, esigono risposte immediate.

L’appuntamento dedicato ai docenti ma  aperto anche alla cittadinanza, si terrà dalle 14.30 all’Istituto di Istruzione Superiore “Pietro Scalcerle” di Padova. Al centro dell’incontro momenti di approfondimento e riflessione su temi di primaria importanza. Quali? La tutela delle biodiversità, dell’acqua, degli oceani, la produzione di energia pulita, la ricerca d’avanguardia in campo medico, il rapporto tra uomo e macchine, il cibo.

ESPERTI DI FAMA INTERNAZIONALE A CONFRONTO.

Stefano Mancuso, direttore del Laboratorio internazionale di neurobiologia vegetale, racconterà il ruolo delle specie vegetali sul pianeta da una prospettiva molto innovativa.

Giulia Prato, responsabile del programma mare del WWF, accenderà i riflettori sugli ecosistemi marini. Parlerà dell’economia del mare e dll’impatto del cambiamento climatico su mari e oceani.

A seguire, la tavola rotonda ‘Cartoline dal futuro: salute, energia, tecnologia’, a cui parteciperanno Piero Martin, chief physicist del programma di fusione nucleare italiano DDT, Francesca Pasinelli, direttore generale della Fondazione Telethone Bruno Siciliano, coordinatore del PRISMA Lab all’Università di Napoli Federico II e tra i massimi esperti di robotica in Italia.

Nella tavola rotonda si parlerà di temi come la salute globale, la questione energetica, lo sviluppo tecnologico e l’intelligenza artificiale. 

In collegamento streaming da Boston chiuderà i lavori Giulia Menichetti, docente e ricercatrice della Harvard Medical School e Northeastern University e responsabile progetto Foodoma.  Menichetti si occupa di sistemi complessi applicati al cibo e nell’intervento ‘Mappando la materia oscura del cibo: il progetto Foodoma’, parlerà del suo progettoper la mappatura genetica dei cibi. Foodoma studia l’impatto della lavorazione degli alimenti sul DNA umano, un approccio del tutto innovativo, destinato a incidere sia sulle modalità di produzione sia su quelle di consumo del cibo.

Di seguito l’articolo a tutta pagina uscito ieri sul Mattino di Padova a cura di noi di eos comunica che del convegno abbiamo seguito l’ufficio stampa. 

 

 

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Qatar 2022: un mond(iale) di contraddizioni. 

Qatar 2022: un mond(iale) di contraddizioni.

E alla fine è arrivato Qatar 2022: ovvero un mond(iale) di contraddizioni.

Si sono aperti ieri già con due primati. Sono i primi mondiali di un Paese arabo e i primi giocati in autunno nell’emisfero boreale, a causa delle temperature estive troppo alte.

QATAR 2022: I NUMERI 

Dureranno fino al 18 dicembre con 32 nazionali che si sfideranno in oltre 60 partite. Dove?

Sono 8 i modernissimi stadi che ospiteranno i tifosi di tutto il mondo, 7 dei quali sono costruiti appositamente negli ultimi 3 anni. L’unico stadio già esistente è stato, per l’occasione, completamente ristrutturato. Si tratta di progetti costosi e all’avanguardia (li ha descritti bene ilPost qui). Tanti gli aspetti controversi che hanno accompagnato la costruzione di queste strutture mastodontiche. Dal punto di vista etico, sociale, ambientale oltre che economico.

Come sono stati raccontate queste contraddizioni di Qatar 2022 sulla stampa italiana e internazionale?

QATAR 2022: LE CONTRADDIZIONI

La scelta della Federazione Internazionale (la FIFA) di far disputare il torneo in un Paese così debole sul tema del rispetto dei diritti umani doveva far capire che tutto sarebbe stato in salita.

Parliamo dei diritti della comunità  LGBTQ+. «L’omosessualità è contro la legge ed è una malattia mentale», ha detto Khalid Salman, ambasciatore dei Mondiali in Qatar a un’emittente tv tedesca (ne ha parlato il quotidiano Domani qui). Non solo, nei giorni che hanno preceduto l’inizio del Mondiale, sempre la FIFA ha deciso di vietare alla Danimarca, tra le nazioni che più si sono esposte per la difesa dei diritti, di indossare divise da allenamento con lo slogan «Human rights for all» durante la permanenza in Qatar 2022.

Le critiche sono proseguite con i dubbi sulle condizioni degli operai stranieri impiegati nei cantieri. Le oltre 6.500 morti avvenute durante i lavori di preparazione ne sono una tragica testimonianza, come ha svelato un’inchiesta del The Guardian.

QATAR 2022: LE PROBLEMATICHE AMBIENTALI 

In eos comunica siamo molto attenti alla sostenibilità e alle sue infinite declinazioni. Ecco, Qatar 2022, non sarà ricordato (neanche) per la sua attenzione al rispetto dell’ambiente.

Secondo la Fifa, i Mondiali genereranno oltre 3,6 milioni di tonnellate di CO2, considerando le emissioni degli stadi, dei viaggi e degli alloggi. Un calcolo errato per l’associazione Carbon Market Watch, perché considera solo le emissioni prodotte durante il torneo e non nel restante ciclo di vita degli stadi, che potrebbero trasformarsi in cattedrali nel deserto, come peraltro già successo in Brasile.

Ancora un’indagine del TheGuardian ha calcolato che il Qatar – Paese in cui l’acqua dolce è particolarmente scarsa – dovrà procurarsi almeno 10.000 litri di acqua al giorno per ciascuno degli 8 stadi. Un problema che l’emirato proverà a risolvere desalinizzando l’acqua del Golfo Persico, processo che comporta un alto consumo energetico e pesanti conseguenze in termini di inquinamento, come raccontato da WonderWhy.

Lo spreco energetico è stato evidenziato anche da SPORTbible, una delle più grandi community di appassionati di sport al mondo, che ha fatto notare come ogni posto a sedere negli 8 stadi sarà servito da un sistema di aria condizionata. Sistema del tutto superfluo in un Paese che a novembre e dicembre ha temperature comprese tra i 19° e 29°, molto più fresche di qualunque Mondiale giocato in estate.

 

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Green claims o greenwashing? Da Quantis 5 regole d‘oro

Green claims o greenwashing? Da Quantis 5 regole d‘oro

 

Conoscete la differenza tra le parole green claims e green washing?

I “green claims”  sono le dichiarazioni di prodotti e servizi “virtuosi” in ottica di sostenibilità, il greenwashing è quello che, invece, viene considerato l’ecologismo di facciata di aziende o istituzioni  per costruire un’immagine di sé ingannevolmente positiva sotto il profilo dell’impatto ambientale.

Eco-friendly, sostenibili, green: quante volte leggiamo o ascoltiamo queste parole nella nostra quotidianità?  Il loro utilizzo è esponenzialmente aumentato, soprattutto nelle pubblicità e il tema è più che mai attuale sia per le aziende che per i consumatori .

Le prime devono sviluppare green claims efficaci, che rispecchino la reale sostenibilità dei prodotti. I secondi devono poter e saper distinguere messaggi virtuosi da pratiche di greenwashing.

GREEN CLAIMS: DA QUANTIS 5 REGOLE D’ORO

Quantis, società leader per la consulenza ambientale, che seguiamo nelle attività di ufficio stampa,  ha sviluppato cinque “regole d’oro” fortemente ancorate al principio della quantificazione.

Un buon green claim deve essere specifico; misurabile; pertinente; comprensibile; accessibile.

Ma vediamo queste 5 regole più nel dettaglio:

  • SPECIFICITA

Chiarezza, veridicità, completezza sono elementi chiave per aiutare i consumatori a compiere scelte informate. Parole vaghe come “green”, “sostenibile” o “eco-friendly”, dovrebbero essere evitate, perché imprecise, difficile da dimostrare e, nella peggiore delle ipotesi,  non vere. Cosa fare dunque? Prima di tutto, indicare l’ambito dello studio e il prodotto valutato, così come i mercati e l’indicatore usato. Comunicare l’impatto delle attività su aspetti ambientali specifici, come consumo di acqua o di suolo, ecosistemi, biodiversità, è una strategia migliore rispetto all’uso di termini generici.

  • MISURABILITA

Le dichiarazioni sull’impatto ambientale del prodotto devono essere misurabili, basate su uno studio di valutazione del ciclo di vita del prodotto (LCA), completato in conformità con metodologie riconosciute e standard internazionali come PEF e ISO. Importante è anche comunicare i parametri e gli indicatori degli studi realizzati, e gli specifici prodotti valutati.

  • PERTINENZA

I buoni green claim devono evitare informazioni fuorvianti, come evidenziare l’assenza di un ingrediente che non è mai stato presente, una caratteristica che un prodotto ha sempre avuto, o un vantaggio ambientale richiesto dalla legge. Le affermazioni non devono esaltare un aspetto in cui il prodotto sta funzionando bene (o è migliorato) al contempo nascondendo altri aspetti in cui il prodotto sta performando male dal punto di vista ambientale.

  • COMPRENSIBILITA’

Il linguaggio utilizzato dovrebbe essere di facile comprensione per i consumatori: alt, quindi, a un gergo tecnico e complicato. I claim devono usare termini oggettivi e neutri, evitando immagini o colori ingannevoli o fuorvianti.

  • ACCESSIBILITA’

Le informazioni sull’impatto ambientale dei prodotti devono essere facilmente accessibili, chiare e affidabili, per consentire ai consumatori di prendere decisioni informate. Le prove a sostegno delle affermazioni dovrebbero essere pubblicamente disponibili, accessibili e gratuite.

 

 

IL COMMENTO DELL’ESPERTO

“I green claim dovrebbero garantire la protezione dei consumatori da informazioni ingannevoli, greenwashing e concorrenza sleale e aiutarli a compiere scelte favorevoli per l’ambiente” commenta Simone Pedrazzini, Direttore Italia di Quantis. “Per i marchi affermazioni fuorvianti o errate possono avere gravi conseguenze, offuscarne la reputazione, implicare azioni legali, portare a perdere la fiducia dei consumatori e mettere a rischio le relazioni con gli investitori. Solo con informazioni corrette le aziende possono supportare i consumatori nelle loro scelte di acquisto e indirizzare un cambiamento virtuoso nelle abitudini di consumo”.

Maggiori dettagli e approfondimenti sui “cinque principi” di Quantis a questo link.

 

 

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Immobiliare e infrastrutture: l’Italia nel mirino del fondo Patrizia

Immobiliare e infrastrutture: l’Italia nel mirino del fondo Patrizia

Il fondo pan-europeo Patrizia – 56 miliardi di masse gestite – mette l’Italia nel mirino per crescere nel settore immobiliare e delle infrastrutture, con l’obiettivo di raddoppiare gli investimenti in due anni.

Nel giro di poche settimane, infatti, il fondo ha messo a segno due operazioni strategiche. Noi di eos comunica abbiamo contribuito a raccontare sulla stampa italiana queste operazioni con approfondimenti e interviste  ai manager di Patrizia su il Sole 24 ore, MF, il Corriere delle Sera, La StampaMonitorimmobiliare, ilQI, Requadro e molti altri.

Ma vediamo nel dettaglio le due operazioni:

UN CAMPUS ALL’AVANGUARDIA PER TORINO

Con un investimento da 70 milioni di euro, Patrizia è entrata nel mercato italiano degli alloggi per studenti. Il progetto residenziale di 13.000 mq sorgerà a Torino, in Via Frejus, a solo a 1 km dal Politecnico.  Il campus, composto da 582 mini appartamenti, palestra, sale studio, lavanderia, spazio verde all’aperto e 142 posti auto sarà realizzato con elevati standard di sostenibilità, volti a migliorare la qualità dell’ambiente, l’efficienza energetica e a ridurre le emissioni di anidride carbonica.

Lo sviluppo del progetto, la cui conclusione è prevista per settembre 2023, sarà curato da Stonehill Holdings, società internazionale specializzata nello sviluppo di alloggi per studenti in Europa.

 

ILLUMINAZIONE INTELLIGENTE: IL FUTURO DELLE SMART CITY

L’Italia è uno dei maggiori consumatori di illuminazione pubblica in Europa grazie alla sua rete di lampioni contenenti lampade da 150 W: ammodernando i lampioni con la tecnologia LED, si può ottenere un risparmio energetico fino al 55%, oltre a rimuovere sostanze nocive come radiazioni ultraviolette. Ed è proprio nell’ottica di rafforzare il proprio posizionamento come abilitatore di città ed edifici intelligenti e comunità più sostenibili e connesse, Patrizia ha comunicato l’acquisizione di Ottima, una delle principali aziende italiane di illuminazione stradale intelligente.

L’operazione, che prevede un pagamento iniziale per l’acquisizione ed il finanziamento del piano di crescita della società, è il primo investimento in Europa per il fondo Smart City Infrastructure Fund di Patrizia, che diversifica così il proprio portafoglio di società partecipate e la sua presenza geografica.

 

GLI OBIETTIVI FUTURI

Da giugno di quest’anno Patrizia ha investito circa 190 milioni di euro in asset italiani di economia reale, portando il suo AUM in Italia a oltre 1,1 miliardi di euro.  L’obiettivo, come racconta  Laura Cavestri sul Sole 24 ore, non è solo il raddoppio della massa gestita ma anche investire, oltre a Milano e Torino, anche a Roma, Verona e Bologna e decarbonizzare, entro il 2040, l’intero portafoglio europeo.

 

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Fare shopping on line è davvero sostenibile?

Fare shopping on line è davvero sostenibile?

Fare shopping on line è davvero sostenibile? Se l’è chiesto Quantis, società leader per la consulenza ambientale e nostro cliente, che ha recentemente pubblicato la ricerca “Sostenibilità: aggiungi al carrello. E-commerce nel settore fashion in Italia: buone prassi di sostenibilità nel contesto omnicanale’.

L’indagine, come suggerisce il titolo, riguarda un settore specifico, quello del fashion, e analizza le emissioni di gas serra generate da un ordine di acquisto e-commerce di prodotti di abbigliamento, calzature o accessori moda, che preveda una spedizione di consegna al cliente. Paese di origine e destinazione della spedizione: l’Italia.

COSA È EMERSO:

  • Il packaging di consegna determina il 75% delle emissioni di gas serra
  • La logistica di spedizione e consegna contribuisce per il 15% delle emissioni
  • L’atto dell’acquisto, cioè la ricerca del prodotto su siti web e-commerce e il completamento dell’acquisto da parte del consumatore, genera invece il 7% delle emissioni

Ora, sappiamo tutti che fare shopping on line è un’attività che ci rilassa, ci gratifica, ci mette di buon umore o, a volte, ci può dare qualche piccola consolazione in una giornata no: ma cosa possiamo fare per ridurne gli impatti sull’ambiente?

ECCO IL DECALOGO DELINEATO DA QUANTIS:

  1. Investire in sistemi di packaging riutilizzabili
  2. Alleggerire il packaging
  3. Investire in sistemi di packaging con materiali 100% riciclati
  4. Privilegiare veicoli elettrici per spedizione e consegna last mile
  5. Alimentare i fulfillment center con energia rinnovabile
  6. Consegnare last mile con cargo bike
  7. Ottimizzare le dimensioni dei contenuti e degli elementi del sito web
  8. Incentivare modalità di consegna alternative più efficienti
  9. Ridurre il numero dei resi
  10. Promuovere la scelta di tempi di consegna più sostenibili

COSA POSSIAMO ASSOLUTAMENTE EVITARE?

Le spedizioni transfrontaliere per via aerea: in questo caso il 73% delle emissioni per ordine di acquisto riguardano proprio l’atto fisico della movimentazione della merce fino a casa nostra.

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Milano Beauty Week con Quantis

Milano Beauty Week: con Quantis per parlare di una cosmetica più sostenibile.

Ha debuttato questa settimana sul palcoscenico milanese con un fitto calendario di incontri, convegni e attività esperienziali, animando le vie, le piazze e gli spazi commerciali della città: parliamo della Milano beauty week, la settimana dedicata alla cultura della bellezza e del benessere, nata da un’idea di Cosmetica Italia in collaborazione con Cosmoprof ed Esxence che si chiuderà domenica 8 maggio.

Tra gli appuntamenti in calendario l’incontro dal titolo La Bellezza come progetto sostenibile’, organizzato dal nostro cliente Quantis, società leader nella consulenza ambientale, e dedicato all’attenzione verso la sostenibilità e le abitudini di acquisto dei consumatori e alle best practice dell’industria cosmetica, necessarie per garantire un futuro più sostenibile al settore.

Moderato dal Cosmetics Lead Italy di Quantis Alessandro Strada, l’incontro ha visto la partecipazione di Simone Pedrazzini, Direttore di Quantis Italia, Silvia Lazzaris Autrice di Will Media e Michele Superchi, VP Beautystreams.

I giovanissimi – ha spiegato Lazzaris, Will Media – sono in preda ad una sorta di eco-ansia,  scendono nelle piazze, vogliono cambiare le cose e chiedono alle aziende che si faccia di più. Hanno meno pazienza e più urgenza delle generazioni passate di voler impattare, meno e meglio sull’ambiente, attraverso le loro scelte di consumo”.

E le aziende? ‘La cosmetica ha un impatto devastante sull’ambiente: dal packaging allo sfruttamento di risorse e persone’, ha sottolineato Michele Superchi, VP Beautystreams. Come rimediare? Attraverso la ricerca del giusto equilibrio di 3P: Persone, Pianeta, Profitto e la scelta di progetti di rigenerazione sistemica. Dal covid in poi si è sempre più attenti alleticità dei prodotti, lattenzione si è spostata progressivamente dal tema fatto in’ a quello del fatto da, sottolineando limportanza del valore delle persone dietro i prodotti, così come del ripristino di una filiera sostenibile, basti pensare al boom recente delle certificazioni come quello delle B Corp’.

Analizzare, pianificare e trasformare: secondo Simone Pedrazzini, direttore di Quantis Italia, sono queste le tre fasi fondamentali per le aziende che vogliono  seguire un approccio, concreto e fattivo, alla sostenibilità.

Nel settore della cosmetica è sempre più importante fare sistema, chiude Pedrazzini. Un esempio recentissimo e concreto è  l’EcoBeautyScore Consortium, di cui Unilever è founder e Quantis partner tecnico.

Si tratta di uniniziativa di portata globale, tra le prime del genere, che coinvolge oggi quasi 40 aziende e associazioni di 4 continenti, con l’obiettivo di sviluppare una metodologia di valutazione dell’impatto ambientale comune e armonizzata, e un sistema di scoring per i prodotti cosmetici, a partire dall’assunto del ruolo centrale dei consumatori ed il loro potere di influenza sui Brand cosmetici.

È aperto a tutte le realtà del mondo Beauty e contribuirà a rispondere alla crescente richiesta del mercato di una maggiore trasparenza nella valutazione e nella comunicazione dell’impatto ambientale dei prodotti cosmetici, con riferimento a formula, packaging e fase duso.

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EARTH DAY: un giorno per celebrarla, tutti gli altri per rispettarla

EARTH DAY: un giorno per celebrarla, tutti gli altri per rispettarla.

Si festeggia oggi l’Earth Day, la Giornata Mondiale della Terra: ecco cosa c’è da sapere sulla manifestazione per molti considerata il più grande evento ambientalista del pianeta.

  • L’Earth Day nasce come movimento universitario il 22 aprile 1970 grazie alla mobilitazione del senatore ambientalista Gaylord Nelson: quel giorno per la prima volta 20 milioni di cittadini manifestarono in tutti gli Stati Uniti per sollevare l’attenzione su temi, che ahinoi oggi, non abbiamo ancora risolto come l’inquinamento da combustibili fossili, la deforestazione, l’estinzione della fauna selvatica
  • Ad oggi si celebra in circa 192 Paesi del mondo per un totale di oltre 1 miliardo di persone coinvolte, in un fittissimo calendario di eventi consultabile qui
  • Il tema di questa edizione, la 52.ma, è #InvestInOurPlanet e vuole concentrarsi sull’accelerazione delle soluzioni per combattere il cambiamento climatico, e per attivare tutti – governi, cittadini e imprese – a fare la propria parte.

Cosa possiamo fare noi per contribuire a tutelare il pianeta che abbiamo la fortuna di abitare? In eos comunica siamo molto sensibili al tema della tutela ambientale e della sostenibilità, non solo perché la comunichiamo, ma anche perché cerchiamo nel quotidiano di praticarla, conoscerla e riconoscerla. Da dove partire? Informandoci! Siamo circondati da storie straordinarie e spunti di riflessione che possiamo fare ogni giorno. Sarebbe già tanto! Ecco 5 suggerimenti di approfondimento targati eos comunica:

 

Proprio negli anni in cui il senatore Nelson, con il supporto di Robert Kennedy, organizzava una serie di conferenze itineranti negli Stati Uniti sul tema della tutela ambientale, usciva il bestseller di Rachel CarsonPrimavera silenziosa”, considerato uno dei libri più importanti del XX secolo e l’atto di nascita dell’ambientalismo moderno. Alla storia di Carson pioniera dell’idea contemporanea di sostenibilità e straordinaria divulgatrice, abbiamo dedicato una puntata del podcast di Repower, Rumors d’ambiente: ascoltala qui

 

 

 

 

Sapete cos’è l’Antropocene? Parliamo dell’era geologica nella quale ci troviamo tutt’ora e nella quale l’uomo ha portato il pianeta, in modo del tutto scellerato, oltre i suoi limiti naturali. All’impatto dell’umanità sulla Terra è dedicato il documentario ‘Antropocene – L’epoca umana’, lo trovate su Rai Play, e conduce il pubblico in un viaggio terrificante ma diremmo necessario attraverso i peggiori disastri ambientali del mondo, tra i quali quello italianissimo della devastazione delle Alpi Apuane per l’estrazione intensiva del marmo.

 

Il cambiamento climatico è già realtà: dalla Louisiana che sta sprofondando nel Golfo del Messico, alle Maldive che rischiano di scomparire, fino a Venezia, il giornalista Fabio Deotto in “L’altro mondo” (Bompiani) ci porta in viaggio nei luoghi simbolo dell’emergenza climatica e nelle nostre distorsioni cognitive, che non ci fanno percepire ciò che sta succedendo.

 

 

 

 

 

 

Sapete cos’è la Science Based Target Initiative? E la differenza tra Climate Neutrality e Net Zero? Ecco le 10 parole cruciali per il futuro del mondo che tutti dovremmo conoscere secondo gli esperti di Quantis.

 

E’ possibile fare educazione e informazione su temi come sostenibilità e cambiamento climatico sui social network senza sfociare nella banalità? La risposta è sì: da Cristina Cotorobai, in arte @cotoncri, a @ruggerorollini, dall’esploratore Alex Bellini a Camilla Mendini (@carotilla) FLU PLUS, suite integrata di influencer marketing, ha censito e individuato i primi 10 green influencer italiani classificati. Scoprite qui la classifica.

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