Olimpiadi 2024 al via: PTS indaga sulle “culle olimpiche”
Olimpiadi 2024 al via: la società di consulenza PTS indaga sulle culle olimpiche.
Di cosa parliamo? Ve lo spieghiamo nel dettaglio.
Da dove provengono i nostri campioni, qual è la provincia italiana che porta alle Olimpiadi più atleti e quale quella che sarà rappresentata in più sport? Quali le province più attente alla scoperta e valorizzazione dei talenti?
Lo ha indagato PTS, società di consulenza strategica e direzionale, per la quale seguiamo l’ufficio stampa, che vanta una profonda esperienza nel mondo dello sport, maturata negli anni attraverso rapporti di stretta collaborazione con il CONI e le Federazioni sportive.
Lo studio propone una dettagliata analisi delle cosiddette “culle olimpiche”, vale a dire i luoghi di nascita o quelli di residenza prima dei sei anni, per le atlete e gli atleti nati oltrefrontiera.
A rappresentare l’Italia alle Olimpiadi saranno 403 atlete e atleti, un record per il nostro Paese, impegnati in 34 discipline. Numeri da primato per l’Italia, che a Parigi sarà rappresentata dal più alto numero di azzurri di origine straniera nella nostra storia di partecipazione ai Giochi: 36, pari al 9% del totale, di cui circa la metà arrivati in età prescolare in Italia, dove poi hanno iniziato la pratica sportiva.
(fonte immagini: Fb CONI)
I risultati: l’indice PTS
L’indagine mette in relazione, per ogni provincia, il numero degli atleti e delle atlete presenti alle Olimpiadi e la popolazione residente, in un’età compresa tra i 15 e i 50 anni: secondo l’indice elaborato da PTS, il primo posto nel ranking spetta alla provincia di Oristano, che pur avendo meno di 57mila abitanti nella fascia considerata, porta in Francia 4 azzurri.
Sul podio anche Livorno e Verbano-Cusio-Ossola, che precedono le province liguri Savona (4°) e Genova (5°). Nella top 10 figurano poi tre toscane (Massa-Carrara 6ª, Pisa 7ª e Siena 10ª),) e due province del Nord-Est: Udine (8ª) e Trento (9ª).
La provincia di Oristano vanta un doppio primato, perché è al vertice anche della classifica relativa ai soli atleti uomini, in quanto rappresentata da Lorenzo Patta, oro in Giappone nell’atletica con la staffetta 4×100, dal canottiere Stefano Oppo e da Sergio Massidda, impegnato nel sollevamento pesi; con loro, per completezza, alle Olimpiadi ci sarà anche la pallavolista Alessia Orro. Dietro Oristano, la provincia di Massa-Carrara, con il tennista Lorenzo Musetti, e Verbano-Cusio-Ossola, che dà i natali al ciclista Filippo Ganna, vincitore a Tokyo nell’inseguimento a squadre.
Per quanto riguarda le donne, secondo l’indice PTS la provincia prima in classifica è Savona, grazie soprattutto alle atlete del nuoto sincronizzato, con Livorno e Udine a completare il podio. Livorno, Genova e Trento sono le uniche province presenti tra le prime 10 in entrambe le classifiche “di genere”.
I risultati: valori assoluti
L’analisi di PTS considera anche i valori assoluti e quindi il numero complessivo di atleti e atlete in gara alle Olimpiadi: la provincia più rappresentata è Roma con 39 azzurri, seguita da Torino (20), Napoli (19), Milano (18), Genova (15), Vicenza e Brescia (12), Firenze (11) e Bologna (10).
82 sono le province con almeno un rappresentante e, di contro, sono quindi 25 quelle che non porteranno atleti a Parigi: tra queste figurano Aosta e Belluno, che saranno invece rappresentate ai Giochi invernali Milano-Cortina 2026, così come – tra le Regioni più grandi – mancano all’appello Novara e Biella (Piemonte), Mantova e Sondrio (Lombardia) e Agrigento ed Enna (Sicilia). A livello regionale, spicca la Toscana, con 10 territori su 10 presenti ai Giochi; en plein anche per il Friuli Venezia-Giulia (4 su 4) e il Trentino Alto-Adige (2 su 2).
I risultati: gli sport
Saranno 34 gli sport in cui le nostre atlete e i nostri atleti andranno a caccia di medaglie. In testa a questa classifica c’è Roma con 15 discipline sportive, seguita da Torino e Milano con 12, Bologna e Napoli con 9 e Genova e Brescia con 8.
Dall’analisi risulta anche che il primato di Roma si evidenzia principalmente nel nuoto e tuffi (11 rappresentanti) e nell’atletica (6, alla pari con Vicenza); Genova primeggia nella pallanuoto (8 atleti), Napoli nel canottaggio e Bergamo nel ciclismo (entrambe le province a quota 5).
L’indagine di PTS ha avuto un certo risalto sulla stampa nazionale e locale sia on line che cartacea: dopo una pubblicazione in anteprima sul Sole24 ore , ecco una selezione degli articoli usciti in questi giorni: da Repubblica a Il Giornale da Il Fatto quotidiano da Fortune a La Nuova Saredegna e Il Messaggero
Sostenibilità: quali sfide per l’industria del food & beverage?
Quali sono le sfide in termini di sostenibilità per l’industria del food & beverage ? Come si sta muovendo l’industria italiana e internazionale in tal senso? Quali iniziative e progetti sta implementando il settore? Quali i fattori decisivi, le priorità e le principali criticità?
Lo ha indagato Quantis nel report “Recipe for Transformation”.
Lo studio ha raccolto le prospettive e le valutazioni di oltre 600 manager di primo livello di grandi aziende, in Italia e all’estero, che lavorano in diversi dipartimenti aziendali. Dal retail al commercio all’ingrosso, dal consumer packaged good alle materie prime.
Il lavoro di eos comunica sulla stampa
I risultati mostrano un quadro complesso che eos comunica, in supporto a Quantis, ha raccontato in un comunicato stampa. Le principali evidenze sono state riprese sia dalla stampa nazionale come Ansa, Repubblica e La Stampa, sia dalla stampa di settore: ne hanno parlato, tra gli altri, Esg360, Agrifood.tech, EticaNews e The Map Report.
Alcune evidenze della ricerca
Dal report emerge un generale ottimismo tra i manager sul raggiungimento degli obiettivi ambientali entro il 2030: ne è convinto il 76% degli intervistati, una percentuale che, in Italia, sale fino all’87%.
In termini di priorità, la maggior parte dei partecipanti ha indicato il packaging più sostenibile come la principale. Lo afferma il 67% in Italia e il 62% a livello globale. Al secondo posto c’è la necessità di ridurre lo spreco alimentare e la quantità di rifiuti prodotti, una priorità per il 57% dei manager internazionali e per il 53% di quelli italiani.
Rimangono sfide significative nel processo di transizione verso la sostenibilità. La complessità della supply chain rappresenta un ostacolo per il 37% degli intervistati in Italia, percentuale che sale al 42% a livello globale. Allo stesso modo, gli investimenti necessari rimangono un tema aperto, all’interno dei diversi dipartimenti aziendali in relazione ai propri budget di spesa, anche considerando che, mediamente, la quota del bilancio annuale destinata ad investimenti per la riduzione degli impatti ambientali è a solo il 12,5% su scala globale.
Green claims o greenwashing? Da Quantis 5 regole d‘oro
Conoscete la differenza tra le parole green claims e green washing?
I “green claims” sono le dichiarazioni di prodotti e servizi “virtuosi” in ottica di sostenibilità, il greenwashing è quello che, invece, viene considerato l’ecologismo di facciata di aziende o istituzioni per costruire un’immagine di sé ingannevolmente positiva sotto il profilo dell’impatto ambientale.
Eco-friendly, sostenibili, green: quante volte leggiamo o ascoltiamo queste parole nella nostra quotidianità? Il loro utilizzo è esponenzialmente aumentato, soprattutto nelle pubblicità e il tema è più che mai attuale sia per le aziende che per i consumatori .
Le prime devono sviluppare green claims efficaci, che rispecchino la reale sostenibilità dei prodotti. I secondi devono poter e saper distinguere messaggi virtuosi da pratiche di greenwashing.
GREEN CLAIMS: DA QUANTIS 5 REGOLE D’ORO
Quantis, società leader per la consulenza ambientale, che seguiamo nelle attività di ufficio stampa, ha sviluppato cinque “regole d’oro” fortemente ancorate al principio della quantificazione.
Un buon green claim deve essere specifico; misurabile; pertinente; comprensibile; accessibile.
Ma vediamo queste 5 regole più nel dettaglio:
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SPECIFICITA‘
Chiarezza, veridicità, completezza sono elementi chiave per aiutare i consumatori a compiere scelte informate. Parole vaghe come “green”, “sostenibile” o “eco-friendly”, dovrebbero essere evitate, perché imprecise, difficile da dimostrare e, nella peggiore delle ipotesi, non vere. Cosa fare dunque? Prima di tutto, indicare l’ambito dello studio e il prodotto valutato, così come i mercati e l’indicatore usato. Comunicare l’impatto delle attività su aspetti ambientali specifici, come consumo di acqua o di suolo, ecosistemi, biodiversità, è una strategia migliore rispetto all’uso di termini generici.
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MISURABILITA‘
Le dichiarazioni sull’impatto ambientale del prodotto devono essere misurabili, basate su uno studio di valutazione del ciclo di vita del prodotto (LCA), completato in conformità con metodologie riconosciute e standard internazionali come PEF e ISO. Importante è anche comunicare i parametri e gli indicatori degli studi realizzati, e gli specifici prodotti valutati.
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PERTINENZA
I buoni green claim devono evitare informazioni fuorvianti, come evidenziare l’assenza di un ingrediente che non è mai stato presente, una caratteristica che un prodotto ha sempre avuto, o un vantaggio ambientale richiesto dalla legge. Le affermazioni non devono esaltare un aspetto in cui il prodotto sta funzionando bene (o è migliorato) al contempo nascondendo altri aspetti in cui il prodotto sta performando male dal punto di vista ambientale.
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COMPRENSIBILITA’
Il linguaggio utilizzato dovrebbe essere di facile comprensione per i consumatori: alt, quindi, a un gergo tecnico e complicato. I claim devono usare termini oggettivi e neutri, evitando immagini o colori ingannevoli o fuorvianti.
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ACCESSIBILITA’
Le informazioni sull’impatto ambientale dei prodotti devono essere facilmente accessibili, chiare e affidabili, per consentire ai consumatori di prendere decisioni informate. Le prove a sostegno delle affermazioni dovrebbero essere pubblicamente disponibili, accessibili e gratuite.
IL COMMENTO DELL’ESPERTO
“I green claim dovrebbero garantire la protezione dei consumatori da informazioni ingannevoli, greenwashing e concorrenza sleale e aiutarli a compiere scelte favorevoli per l’ambiente” commenta Simone Pedrazzini, Direttore Italia di Quantis. “Per i marchi affermazioni fuorvianti o errate possono avere gravi conseguenze, offuscarne la reputazione, implicare azioni legali, portare a perdere la fiducia dei consumatori e mettere a rischio le relazioni con gli investitori. Solo con informazioni corrette le aziende possono supportare i consumatori nelle loro scelte di acquisto e indirizzare un cambiamento virtuoso nelle abitudini di consumo”.
Maggiori dettagli e approfondimenti sui “cinque principi” di Quantis a questo link.
Fare shopping on line è davvero sostenibile?
Fare shopping on line è davvero sostenibile? Se l’è chiesto Quantis, società leader per la consulenza ambientale e nostro cliente, che ha recentemente pubblicato la ricerca “Sostenibilità: aggiungi al carrello. E-commerce nel settore fashion in Italia: buone prassi di sostenibilità nel contesto omnicanale’.
L’indagine, come suggerisce il titolo, riguarda un settore specifico, quello del fashion, e analizza le emissioni di gas serra generate da un ordine di acquisto e-commerce di prodotti di abbigliamento, calzature o accessori moda, che preveda una spedizione di consegna al cliente. Paese di origine e destinazione della spedizione: l’Italia.
COSA È EMERSO:
- Il packaging di consegna determina il 75% delle emissioni di gas serra
- La logistica di spedizione e consegna contribuisce per il 15% delle emissioni
- L’atto dell’acquisto, cioè la ricerca del prodotto su siti web e-commerce e il completamento dell’acquisto da parte del consumatore, genera invece il 7% delle emissioni
Ora, sappiamo tutti che fare shopping on line è un’attività che ci rilassa, ci gratifica, ci mette di buon umore o, a volte, ci può dare qualche piccola consolazione in una giornata no: ma cosa possiamo fare per ridurne gli impatti sull’ambiente?
ECCO IL DECALOGO DELINEATO DA QUANTIS:
- Investire in sistemi di packaging riutilizzabili
- Alleggerire il packaging
- Investire in sistemi di packaging con materiali 100% riciclati
- Privilegiare veicoli elettrici per spedizione e consegna last mile
- Alimentare i fulfillment center con energia rinnovabile
- Consegnare last mile con cargo bike
- Ottimizzare le dimensioni dei contenuti e degli elementi del sito web
- Incentivare modalità di consegna alternative più efficienti
- Ridurre il numero dei resi
- Promuovere la scelta di tempi di consegna più sostenibili
COSA POSSIAMO ASSOLUTAMENTE EVITARE?
Le spedizioni transfrontaliere per via aerea: in questo caso il 73% delle emissioni per ordine di acquisto riguardano proprio l’atto fisico della movimentazione della merce fino a casa nostra.
Milano Beauty Week: con Quantis per parlare di una cosmetica più sostenibile.
Ha debuttato questa settimana sul palcoscenico milanese con un fitto calendario di incontri, convegni e attività esperienziali, animando le vie, le piazze e gli spazi commerciali della città: parliamo della Milano beauty week, la settimana dedicata alla cultura della bellezza e del benessere, nata da un’idea di Cosmetica Italia in collaborazione con Cosmoprof ed Esxence che si chiuderà domenica 8 maggio.
Tra gli appuntamenti in calendario l’incontro dal titolo “La Bellezza come progetto sostenibile’, organizzato dal nostro cliente Quantis, società leader nella consulenza ambientale, e dedicato all’attenzione verso la sostenibilità e le abitudini di acquisto dei consumatori e alle best practice dell’industria cosmetica, necessarie per garantire un futuro più sostenibile al settore.
Moderato dal Cosmetics Lead Italy di Quantis Alessandro Strada, l’incontro ha visto la partecipazione di Simone Pedrazzini, Direttore di Quantis Italia, Silvia Lazzaris Autrice di Will Media e Michele Superchi, VP Beautystreams.
“ I giovanissimi – ha spiegato Lazzaris, Will Media – sono in preda ad una sorta di eco-ansia, scendono nelle piazze, vogliono cambiare le cose e chiedono alle aziende che si faccia di più. Hanno meno pazienza e più urgenza delle generazioni passate di voler impattare, meno e meglio sull’ambiente, attraverso le loro scelte di consumo”.
E le aziende? ‘La cosmetica ha un impatto devastante sull’ambiente: dal packaging allo sfruttamento di risorse e persone’, ha sottolineato Michele Superchi, VP Beautystreams. Come rimediare? Attraverso la ricerca del giusto equilibrio di 3P: Persone, Pianeta, Profitto e la scelta di progetti di rigenerazione sistemica. ‘Dal covid in poi si è sempre più attenti all’eticità dei prodotti, l’attenzione si è spostata progressivamente dal tema ‘fatto in’ a quello del ‘fatto da’, sottolineando l’importanza del valore delle persone dietro i prodotti, così come del ripristino di una filiera sostenibile, basti pensare al boom recente delle certificazioni come quello delle B Corp’.
Analizzare, pianificare e trasformare: secondo Simone Pedrazzini, direttore di Quantis Italia, sono queste le tre fasi fondamentali per le aziende che vogliono seguire un approccio, concreto e fattivo, alla sostenibilità.
‘Nel settore della cosmetica è sempre più importante fare sistema, chiude Pedrazzini. ‘Un esempio recentissimo e concreto è l’EcoBeautyScore Consortium, di cui Unilever è founder e Quantis partner tecnico’.
Si tratta di un’iniziativa di portata globale, tra le prime del genere, che coinvolge oggi quasi 40 aziende e associazioni di 4 continenti, con l’obiettivo di sviluppare una metodologia di valutazione dell’impatto ambientale comune e armonizzata, e un sistema di scoring per i prodotti cosmetici, a partire dall’assunto del ruolo centrale dei consumatori ed il loro potere di influenza sui Brand cosmetici.
È aperto a tutte le realtà del mondo Beauty e contribuirà a rispondere alla crescente richiesta del mercato di una maggiore trasparenza nella valutazione e nella comunicazione dell’impatto ambientale dei prodotti cosmetici, con riferimento a formula, packaging e fase d’uso.
EARTH DAY: un giorno per celebrarla, tutti gli altri per rispettarla.
Si festeggia oggi l’Earth Day, la Giornata Mondiale della Terra: ecco cosa c’è da sapere sulla manifestazione per molti considerata il più grande evento ambientalista del pianeta.
- L’Earth Day nasce come movimento universitario il 22 aprile 1970 grazie alla mobilitazione del senatore ambientalista Gaylord Nelson: quel giorno per la prima volta 20 milioni di cittadini manifestarono in tutti gli Stati Uniti per sollevare l’attenzione su temi, che ahinoi oggi, non abbiamo ancora risolto come l’inquinamento da combustibili fossili, la deforestazione, l’estinzione della fauna selvatica
- Ad oggi si celebra in circa 192 Paesi del mondo per un totale di oltre 1 miliardo di persone coinvolte, in un fittissimo calendario di eventi consultabile qui
- Il tema di questa edizione, la 52.ma, è #InvestInOurPlanet e vuole concentrarsi sull’accelerazione delle soluzioni per combattere il cambiamento climatico, e per attivare tutti – governi, cittadini e imprese – a fare la propria parte.
Cosa possiamo fare noi per contribuire a tutelare il pianeta che abbiamo la fortuna di abitare? In eos comunica siamo molto sensibili al tema della tutela ambientale e della sostenibilità, non solo perché la comunichiamo, ma anche perché cerchiamo nel quotidiano di praticarla, conoscerla e riconoscerla. Da dove partire? Informandoci! Siamo circondati da storie straordinarie e spunti di riflessione che possiamo fare ogni giorno. Sarebbe già tanto! Ecco 5 suggerimenti di approfondimento targati eos comunica:
Proprio negli anni in cui il senatore Nelson, con il supporto di Robert Kennedy, organizzava una serie di conferenze itineranti negli Stati Uniti sul tema della tutela ambientale, usciva il bestseller di Rachel Carson “Primavera silenziosa”, considerato uno dei libri più importanti del XX secolo e l’atto di nascita dell’ambientalismo moderno. Alla storia di Carson pioniera dell’idea contemporanea di sostenibilità e straordinaria divulgatrice, abbiamo dedicato una puntata del podcast di Repower, Rumors d’ambiente: ascoltala qui
Sapete cos’è l’Antropocene? Parliamo dell’era geologica nella quale ci troviamo tutt’ora e nella quale l’uomo ha portato il pianeta, in modo del tutto scellerato, oltre i suoi limiti naturali. All’impatto dell’umanità sulla Terra è dedicato il documentario ‘Antropocene – L’epoca umana’, lo trovate su Rai Play, e conduce il pubblico in un viaggio terrificante ma diremmo necessario attraverso i peggiori disastri ambientali del mondo, tra i quali quello italianissimo della devastazione delle Alpi Apuane per l’estrazione intensiva del marmo.
Il cambiamento climatico è già realtà: dalla Louisiana che sta sprofondando nel Golfo del Messico, alle Maldive che rischiano di scomparire, fino a Venezia, il giornalista Fabio Deotto in “L’altro mondo” (Bompiani) ci porta in viaggio nei luoghi simbolo dell’emergenza climatica e nelle nostre distorsioni cognitive, che non ci fanno percepire ciò che sta succedendo.
Sapete cos’è la Science Based Target Initiative? E la differenza tra Climate Neutrality e Net Zero? Ecco le 10 parole cruciali per il futuro del mondo che tutti dovremmo conoscere secondo gli esperti di Quantis.
E’ possibile fare educazione e informazione su temi come sostenibilità e cambiamento climatico sui social network senza sfociare nella banalità? La risposta è sì: da Cristina Cotorobai, in arte @cotoncri, a @ruggerorollini, dall’esploratore Alex Bellini a Camilla Mendini (@carotilla) FLU PLUS, suite integrata di influencer marketing, ha censito e individuato i primi 10 green influencer italiani classificati. Scoprite qui la classifica.
Dal caffè alle sneakers: quanto sono sostenibili gli oggetti del nostro quotidiano? Risponde “Il viaggio”, il podcast di Quantis che porta la firma di eos comunica
Gustare un caffè può essere annoverato, per noi di eos comunica, tra i riti irrinunciabili di ogni mattina. Ma cosa succede nel tragitto che va dalla raccolta del chicco di caffè alla tazzina fumante che beviamo al bar? Dai luoghi di coltivazione alle modalità di produzione, dalla tostatura alla distribuzione, fino al consumo: quanto sono sostenibili queste fasi e come possiamo ridurne l’impatto ambientale? Prova a rispondere a queste domande ‘Il viaggio’, il podcast sulla sostenibilità ambientale che noi di eos comunica abbiamo prodotto per Quantis, società leader nella consulenza ambientale.
6 puntate dedicate ai settori che Quantis presidia: food, fashion e beauty.
Dopo le prime due puntate dedicate al lungo viaggio del caffè, la terza e la quarta puntata, online il 6 e il 7 aprile, ci porteranno alla scoperta delle sneakers, non sempre simbolo di sostenibilità. Dalla produzione all’arrivo ai nostri piedi, passando per le fasi di progettazione di un prodotto sostenibile, il racconto accompagnerà gli ascoltatori verso una modalità di acquisto consapevole, raccontando quali siano i criteri per valutare se le scarpe che indossiamo sono più o meno impattanti sull’ambiente. Chiude il ciclo il packaging della crema idratante, con le due puntate in onda il 20 e 21 aprile dedicate alle fasi di produzione del vasetto fino alla cruciale fase di fine-vita, confrontando materiali diversi, in modo da aiutare l’ascoltatore nell’orientarsi verso l’acquisto di una crema idratante sostenibile a tutti i livelli.
Il Viaggio è il primo progetto divulgativo in formato podcast di Quantis, e risponde perfettamente “alla mission dell’azienda di accompagnare le società clienti nel percorso di sostenibilità” come spiega Simone Pedrazzini, direttore di Quantis Italia. “Abbiamo deciso di realizzare un racconto che spieghi in maniera comprensibile a tutti, pur mantenendo una forte scientificità, come si sviluppa il ciclo di vita di alcuni prodotti che utilizziamo quotidianamente, cosa si intende per Planetary Boundaries, o confini del pianeta entro i quali un business responsabile deve operare, quale possa essere il ruolo del consumatore, fornendo all’ascoltatore informazioni utili per compiere scelte sostenibili”.
Si tratta di un prodotto editoriale di cui siamo molto orgogliosi e che si aggiunge a quello realizzato per Repower Italia con Rumors d’Ambiente, nel racconto della sostenibilità attraverso uno strumento così interessante come quello dei podcast. Dopo l’ideazione del format e delle tematiche di maggiore interesse per l’azienda, il lavoro di eos comunica è stato quello di elaborare il piano editoriale di contenuti in sinergia con Quantis, che ci ha fornito i dati e le evidenze scientifiche necessarie per strutturare la narrazione dei 3 oggetti analizzati.
Emanuela Boem, Marketing&Communications Lead Quantis Italia riflette: “Si tratta del nostro primo progetto dedicato ad aziende e consumatori al tempo stesso. Se da un lato la sostenibilità è una priorità per un numero sempre crescente di individui – movimento che non possiamo che sostenere, al tempo stesso le aziende si stanno impegnando nei confronti dei loro clienti, ad esempio ingaggiandoli attraverso la comunicazione, a compiere scelte più sostenibili. Il primo passo verso una presa di decisione è la consapevolezza: questo è l’approccio con il quale da parte nostra abbiamo intrapreso Il Viaggio”.