Meno articoli, più giornalisti, più lettori: la formula (vincente) di Le Monde
Qual è la formula in grado di decretare il successo di una testata giornalistica? Forse il contenimento dei costi, meglio se accompagnato da un aumento della produttività. Con le nuove tecnologie, poi, è ancora più semplice: un giornalista da solo può confezionare molti più articoli oggi rispetto al passato. Quindi: più articoli, più clic, più guadagni per la testata. Sembra sensato, eppure l’industria dei media tradizionali è in crisi, mentre quelli che si sono salvati lo hanno fatto a discapito della qualità.
Entre 2018 et 2019, le Monde a réduit de 14% le nombre total d'articles publiés (-25% en 2 ans). Plus de journalistes (près de 500 désormais), plus de temps pour enquêter. Résultat ? L'audience web a fortement progressé (+11%) comme la diffusion (print et web) du journal (+11%)
— Luc Bronner (@lucbronner) January 20, 2020
Scrive Luc Bronner che, fra il 2018 e il 2019, Le Monde ha ridotto del 14% il numero degli articoli pubblicati e che, parallelamente, ha assunto più giornalisti – per un totale di circa cinquecento persone che lavorano per la testata – dando loro il tempo di concentrarsi maggiormente sulle inchieste.
Il risultato? Il numero di lettori sul web (e sulla carta!) è aumentato dell’11%. Più giornalisti, meno articoli, più lettori. Un’equazione che a primo impatto ha dell’incredibile, ma che in realtà nasconde un’intuizione alquanto semplice. Puntando su un giornalismo di prima scelta, il numero dei lettori è aumentato.
Il caso Le Monde – meno isolato di quanto sembri – pare suggerire che, in un mondo affollato di notizie gratuite scadenti, postate frettolosamente e a volte volutamente fasulle, c’è un pubblico disposto ad acquistare un’informazione sicura, affidabile, verificata. È lo stesso ragionamento che ogni mese spinge milioni di persone a pagare l’abbonamento a Netflix o a Spotify: la garanzia di un prodotto di qualità!