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Green claims o greenwashing? Da Quantis 5 regole d‘oro

Green claims o greenwashing? Da Quantis 5 regole d‘oro

 

Conoscete la differenza tra le parole green claims e green washing?

I “green claims”  sono le dichiarazioni di prodotti e servizi “virtuosi” in ottica di sostenibilità, il greenwashing è quello che, invece, viene considerato l’ecologismo di facciata di aziende o istituzioni  per costruire un’immagine di sé ingannevolmente positiva sotto il profilo dell’impatto ambientale.

Eco-friendly, sostenibili, green: quante volte leggiamo o ascoltiamo queste parole nella nostra quotidianità?  Il loro utilizzo è esponenzialmente aumentato, soprattutto nelle pubblicità e il tema è più che mai attuale sia per le aziende che per i consumatori .

Le prime devono sviluppare green claims efficaci, che rispecchino la reale sostenibilità dei prodotti. I secondi devono poter e saper distinguere messaggi virtuosi da pratiche di greenwashing.

GREEN CLAIMS: DA QUANTIS 5 REGOLE D’ORO

Quantis, società leader per la consulenza ambientale, che seguiamo nelle attività di ufficio stampa,  ha sviluppato cinque “regole d’oro” fortemente ancorate al principio della quantificazione.

Un buon green claim deve essere specifico; misurabile; pertinente; comprensibile; accessibile.

Ma vediamo queste 5 regole più nel dettaglio:

  • SPECIFICITA

Chiarezza, veridicità, completezza sono elementi chiave per aiutare i consumatori a compiere scelte informate. Parole vaghe come “green”, “sostenibile” o “eco-friendly”, dovrebbero essere evitate, perché imprecise, difficile da dimostrare e, nella peggiore delle ipotesi,  non vere. Cosa fare dunque? Prima di tutto, indicare l’ambito dello studio e il prodotto valutato, così come i mercati e l’indicatore usato. Comunicare l’impatto delle attività su aspetti ambientali specifici, come consumo di acqua o di suolo, ecosistemi, biodiversità, è una strategia migliore rispetto all’uso di termini generici.

  • MISURABILITA

Le dichiarazioni sull’impatto ambientale del prodotto devono essere misurabili, basate su uno studio di valutazione del ciclo di vita del prodotto (LCA), completato in conformità con metodologie riconosciute e standard internazionali come PEF e ISO. Importante è anche comunicare i parametri e gli indicatori degli studi realizzati, e gli specifici prodotti valutati.

  • PERTINENZA

I buoni green claim devono evitare informazioni fuorvianti, come evidenziare l’assenza di un ingrediente che non è mai stato presente, una caratteristica che un prodotto ha sempre avuto, o un vantaggio ambientale richiesto dalla legge. Le affermazioni non devono esaltare un aspetto in cui il prodotto sta funzionando bene (o è migliorato) al contempo nascondendo altri aspetti in cui il prodotto sta performando male dal punto di vista ambientale.

  • COMPRENSIBILITA’

Il linguaggio utilizzato dovrebbe essere di facile comprensione per i consumatori: alt, quindi, a un gergo tecnico e complicato. I claim devono usare termini oggettivi e neutri, evitando immagini o colori ingannevoli o fuorvianti.

  • ACCESSIBILITA’

Le informazioni sull’impatto ambientale dei prodotti devono essere facilmente accessibili, chiare e affidabili, per consentire ai consumatori di prendere decisioni informate. Le prove a sostegno delle affermazioni dovrebbero essere pubblicamente disponibili, accessibili e gratuite.

 

 

IL COMMENTO DELL’ESPERTO

“I green claim dovrebbero garantire la protezione dei consumatori da informazioni ingannevoli, greenwashing e concorrenza sleale e aiutarli a compiere scelte favorevoli per l’ambiente” commenta Simone Pedrazzini, Direttore Italia di Quantis. “Per i marchi affermazioni fuorvianti o errate possono avere gravi conseguenze, offuscarne la reputazione, implicare azioni legali, portare a perdere la fiducia dei consumatori e mettere a rischio le relazioni con gli investitori. Solo con informazioni corrette le aziende possono supportare i consumatori nelle loro scelte di acquisto e indirizzare un cambiamento virtuoso nelle abitudini di consumo”.

Maggiori dettagli e approfondimenti sui “cinque principi” di Quantis a questo link.

 

 

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Giornata Mondiale del riciclo

Giornata Mondiale del riciclo. Pratica virtuosa per le aziende? Importante è partire dai dati.

Si celebra oggi la giornata mondiale del riciclo. Istituita nel 2018 dalla Global Recycling Foundation, questa ricorrenza vuole sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni sull’urgenza di una maggiore tutela ambientale grazie al riutilizzo, riparazione, o ricondizionamento di materiali e prodotti il più a lungo possibile al fine di estenderne il ciclo di vita.

A fronte di una crescente presa di coscienza dell’importanza dell’economia circolare, è necessaria, tuttavia, l’adozione di meccanismi di mappatura dei reali impatti ambientali generati, settore per settore, per comprendere dove e come agire per migliorare lo status quo che, per un’azienda, si traduce nella necessità di capire come trasformare questa visione in azioni concrete evitando la trappola del “greenwashing”.

Come procedere dunque? Partendo dai dati.

È quello che sottolinea Quantis, società leader nella consulenza ambientale e per la quale curiamo l’ufficio stampa, che coglie l’occasione, in questa giornata, di ribadire la necessità di un approccio che scelga, come punto di partenza, dati quantitativi ed oggettivi per trasformare le evidenze scientifiche in strumenti operativi al servizio del business.

Occorre partire dalla mappatura del ciclo di vita di un prodotto e dell’intera azienda, con cui si possono quantificare e tracciare gli impatti di ogni fase produttiva e non. Questo perché l’obiettivo finale, secondo Quantis, non è la realizzazione di un sistema circolare fine a sé stesso, ma il perseguimento di soluzioni che minimizzino gli impatti ambientali e massimizzino la creazione di valore sostenibili.

Il riciclo porta benefici di circolarità (minore necessità di produrre materia prima vergine, minore occupazione delle discariche, maggior valore estratto da un materiale, ecc.) ma potenzialmente un maggior utilizzo di energia e risorse (per implementare il take back system, per la logistica, per l’energia necessaria agli stessi processi di riciclo).  Pensare un prodotto in logica di Life Cycle significa, allora, modellizzarlo adottando soluzioni di eco-design, per rendere il prodotto facile da riparare, da disassemblare, da smaltire, grazie all’assenza di materiali o sostanze chimiche che ne impediscano la riciclabilità.

Uno dei settori che negli ultimi anni ha un approccio ambizioso in termini di sostenibilità ambientale è la moda che secondo i dati del Report Quantis “Measuring Fashion” è responsabile dell’8% delle emissioni di gas a effetto serra su scala globale.

La portata e la complessità delle sfide legate ad una scelta di circolarità per il settore Fashion richiedono un approccio sistemico – sottolinea Simone Pedrazzini, Direttore Quantis Italia – gli sforzi per la sostenibilità devono essere integrati in ogni processo produttivo e richiedono una solida collaborazione tra team”.

Qualcosa si sta muovendo a livello di sistema se si pensa al Fashion Pact la coalizione di aziende globali leader del settore della moda e tessile impegnati al raggiungimento di una serie di obiettivi condivisi e focalizzati su tre aree: arrestare il riscaldamento globale, ripristinare la biodiversità e proteggere gli oceani. Oggi il Fashion Pact comprende 60 membri, che insieme rappresentano 1/3 del settore della moda e che vogliono agire collettivamente per incrementare l’impatto sull’ambiente e ottenere risultati concreti.

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