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‘Make up the Future’: quanto impatta il settore della cosmetica sull’ambiente?

“Make up the Future”: quanto impatta il settore della cosmetica sull’ambiente?

Sapete quanto impatta il settore della cosmetica sull’ambiente? Prova a tirare le fila il Report “Make up the Future – Leve di cambiamento per un business della cosmetica sostenibile” di Quantis, società leader per la consulenza ambientale, per il quale curiamo l’ufficio stampa.

Secondo i dati, il settore cosmetico, (valore stimato di 863 mld di dollari nel 2024) impatta sul pianeta con emissioni globali di gas serra comprese tra lo 0,5% e l’1,5%.

Diversi i passaggi che impattano di più: si parte dall’estrazione delle materie prime con il 10% delle emissioni del settore, il packaging con il 20%, fino al trasporto col 10% e la fase d’uso del prodotto che impatta per ben il 40%.

Avere più dati, e di qualità, per individuare i punti “critici” della filiera, sottolinea lo studio, sembra essere un prerequisito indispensabile: dai dati si può partire per definire obiettivi e azioni che capitalizzino le esperienze positive delle aziende, oggi ancora troppo frammentate.

Sul ruolo dei dati, quantitativi ed oggettivi che possono trasformare le evidenze scientifiche in strumenti di business ne avevamo parlato qui.

Per creare prodotti con solide performance ambientali, suggerisce il rapporto, la sostenibilità deve entrare in ogni fase del suo ciclo di vita: dalla formulazione al fine vita passando per la distribuzione.

Occhio, poi, ad alcuni miti da sfatare! Come quello dell’utilizzo di “ingredienti naturali” che possono, talvolta, avere un impatto più elevato in termini di emissioni, uso del suolo e acqua. In alcuni casi, i materiali sintetici possono offrire un’alternativa con minore impatto, senza compromettere la qualità.

E i consumatori? Sono sempre più attenti al tema della sostenibilità dei prodotti che usano: il 78% degli intervistati infatti ricerca un packaging plastic-free, mentre il 76% desidera acquistare prodotti sostenibili o ottenuti da fonti rinnovabili e il 76% opta per packaging ricaricabili e riutilizzabili. Il 69% è influenzato dalla riduzione di carbonio mentre il 65% si informa e preoccupa della riduzione dell’impronta idrica.

‘Se fino a pochi anni fa la sostenibilità era un obiettivo perseguito in modo discontinuo’, spiega Simone Pedrazzini, Direttore Quantis Italia, ‘oggi è e una strada maestra nelle agende di organizzazioni sovranazionali, Governi e nelle politiche industriali. Il lancio del Green Deal Europeo ha infatti come scopo il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050, ma non solo. Protezione della biodiversità, tutela delle risorse idriche e circolarità sono altri fra i pilastri di un piano d’azione che avrà sempre più impatto sui cittadini europei ed eserciterà crescenti pressioni sul business. Il nostro obiettivo è tracciare la strada verso una vera sostenibilità grazie all’educazione di tutti gli attori a buone pratiche che partono dalla quantificazione, dall’analisi dei dati, e da un reale cambio di rotta di cui tutta la filiera e tutti gli stakeholder sono parte attiva’.

A questi link gli articoli che Il Sole 24 ore e Fashion Network, hanno dedicato al rapporto.

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Smartworking, co-working: cosa sarà dei luoghi di lavoro dopo la pandemia?

Smartworking, co-working: cosa sarà dei luoghi di lavoro dopo la pandemia?

Cosa sarà dei luoghi di lavoro dopo la pandemia?  È un domanda che si stanno facendo in molti: dalle aziende che hanno sedi a capienza più che dimezzata, alle pubbliche amministrazioni, soprattutto delle grandi città, che hanno visto i propri centri svuotarsi, ai proprietari immobiliari, agli studiosi che si interrogano su come questa socialità persa possa ricomporsi, ai lavoratori stessi.

Con la pandemia il confine tra spazio di lavoro e spazio personale si è dissolto, e se da un lato lo smart working ha significato per molti la possibilità di riappropiarsi di tempo che, prima, era inevitabilmente perso, dall’altro l’ufficio resta uno spazio, per molti necessario, per il confronto, la vita sociale oltre le mura domestiche.

Con un rientro progressivo alla nuova normalità urge quindi un cambio di passo, sia per le aziende che per i lavoratori che si troveranno ad interagire in spazi inevitabilmente diversi, dove a cambiare saranno le dinamiche di relazione tra persone che torneranno a lavorare in sede, non più tutti i giorni, richiedendo standard di protezione e sicurezza, sicuramente più alti del passato.

Si apre quindi una grande sfida per gli architetti e progettisti degli spazi di lavoro, tra i professionisti che proprio in questa fase sono chiamati ad offrire soluzioni e alternative in gradi di soddisfare le diverse esigenze in campo. Noi di eos comunica abbiamo cominciato a seguire l’ufficio stampa di Design to Users, studio di architettura milanese, proprio nel pieno del primo lockdown, è abbiamo affrontato con loro in prima linea l’evolvere del dibattito sui luoghi di lavoro.

In questo contesto si inserisce l’apertura della più grande sede di WeWork in Italia, in via Mazzini a Milano, di cui D2U ha curato lo sviluppo del progetto e l’adattamento del concept, trasformando un intero edificio di 8 piani e 7700 mq in spazi di lavoro luminosi, con sale riunioni smart ed uffici privati, capaci di adattarsi alle esigenze sempre più dinamiche di imprenditori, professionisti e creativi.

Con la pandemia e la conseguente diffusione dello smart-working, gli spazi di co-working stanno rappresentando sempre di più un’alternativa al lavoro da casa, con Milano in testa tra le città più attive per la presenza di spazi di lavoro di co-working. Questi spazi, tuttavia, devono oggi essere in linea con una normativa molto più stringente e completamente diversa in termini di sicurezza e standard: dal distanziamento sociale con posti a sedere sfalsati e zone cuscinetto, alla segnaletica comportamentale per aiutare i fruitori ad utilizzare gli spazi in totale sicurezza, alla maggiore igiene e pulizia.

Secondo Jacopo della Fontana, partner in charge del progetto e CEO di D2U l’apertura di una nuova sede di uno spazio di co-working può dare un segnale molto forte di una graduale ma importante e quanto mai necessaria ripresa. ‘Un’esperienza sfidante soprattutto per l’alto livello tecnologico di efficienza e di interazione a distanza, che ci ha permesso di portare a termine il lavoro commissionato nei tempi richiesti’.

Come ricorda Muhannad Al Salhi, in questo video, DG di WeWork Italia e Spagna ‘a seguito della pandemia non ci sarà più la centralizzazione degli uffici in un’unica sede ma si affermerà un ‘hub and spoke’ model: un ufficio e tanti piccoli punti di appoggio nella stessa città’.

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Imparare il Latino con l’Intelligenza Artificiale? Si può con la piattaforma “Atticus”

Imparare il Latino con l’Intelligenza Artificiale? Si può con la piattaforma “Atticus”

Si chiama “Atticus” ed è la prima piattaforma digitale per l’apprendimento del latino con l’intelligenza artificiale e arriva ora in Italia grazie a un accordo tra Pearson, casa editrice leader mondiale nel settore education – che seguiamo come ufficio stampa per alcuni progetti    ed EvidenceB, l’azienda ed-tech francese che ha sviluppato la piattaforma e progetta moduli di apprendimento di nuova generazione fondati su sistemi di intelligenza artificiale.

Atticus funziona attraverso 5 moduli che allineandosi al grado di preparazione iniziale di ogni studente, consentono di personalizzare in tempo reale il percorso di apprendimento in relazione a tutti gli ambiti della lingua latina: dalla morfologia nominale a quella verbale, dal lessico alla sintassi.

Gli algoritmi di intelligenza artificiale utilizzati sono due: il primo è di personalizzazione e determina le attività adatte al livello dell’alunno, il secondo – il clustering – raccoglie diverse informazioni durante le sessioni di lavoro degli studenti (tasso di riuscita di un esercizio, tempo di risposta dell’alunno, ecc.) e le comunica agli insegnanti. Grazie a questi elementi, l’algoritmo forma gruppi di alunni che presentano caratteristiche simili, fornendo al docente una visione dettagliata dei gruppi.

All’insegnante è fornito un pannello di controllo che sintetizza le informazioni raccolte con le quali monitorare l’andamento, visualizzare i progressi degli studenti, le difficoltà, i percorsi di apprendimento personale in modo da creare una didattica differenziata, ricca di sfumature sia per i singoli alunni che per l’intera classe.

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Giornata Mondiale del riciclo

Giornata Mondiale del riciclo. Pratica virtuosa per le aziende? Importante è partire dai dati.

Si celebra oggi la giornata mondiale del riciclo. Istituita nel 2018 dalla Global Recycling Foundation, questa ricorrenza vuole sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni sull’urgenza di una maggiore tutela ambientale grazie al riutilizzo, riparazione, o ricondizionamento di materiali e prodotti il più a lungo possibile al fine di estenderne il ciclo di vita.

A fronte di una crescente presa di coscienza dell’importanza dell’economia circolare, è necessaria, tuttavia, l’adozione di meccanismi di mappatura dei reali impatti ambientali generati, settore per settore, per comprendere dove e come agire per migliorare lo status quo che, per un’azienda, si traduce nella necessità di capire come trasformare questa visione in azioni concrete evitando la trappola del “greenwashing”.

Come procedere dunque? Partendo dai dati.

È quello che sottolinea Quantis, società leader nella consulenza ambientale e per la quale curiamo l’ufficio stampa, che coglie l’occasione, in questa giornata, di ribadire la necessità di un approccio che scelga, come punto di partenza, dati quantitativi ed oggettivi per trasformare le evidenze scientifiche in strumenti operativi al servizio del business.

Occorre partire dalla mappatura del ciclo di vita di un prodotto e dell’intera azienda, con cui si possono quantificare e tracciare gli impatti di ogni fase produttiva e non. Questo perché l’obiettivo finale, secondo Quantis, non è la realizzazione di un sistema circolare fine a sé stesso, ma il perseguimento di soluzioni che minimizzino gli impatti ambientali e massimizzino la creazione di valore sostenibili.

Il riciclo porta benefici di circolarità (minore necessità di produrre materia prima vergine, minore occupazione delle discariche, maggior valore estratto da un materiale, ecc.) ma potenzialmente un maggior utilizzo di energia e risorse (per implementare il take back system, per la logistica, per l’energia necessaria agli stessi processi di riciclo).  Pensare un prodotto in logica di Life Cycle significa, allora, modellizzarlo adottando soluzioni di eco-design, per rendere il prodotto facile da riparare, da disassemblare, da smaltire, grazie all’assenza di materiali o sostanze chimiche che ne impediscano la riciclabilità.

Uno dei settori che negli ultimi anni ha un approccio ambizioso in termini di sostenibilità ambientale è la moda che secondo i dati del Report Quantis “Measuring Fashion” è responsabile dell’8% delle emissioni di gas a effetto serra su scala globale.

La portata e la complessità delle sfide legate ad una scelta di circolarità per il settore Fashion richiedono un approccio sistemico – sottolinea Simone Pedrazzini, Direttore Quantis Italia – gli sforzi per la sostenibilità devono essere integrati in ogni processo produttivo e richiedono una solida collaborazione tra team”.

Qualcosa si sta muovendo a livello di sistema se si pensa al Fashion Pact la coalizione di aziende globali leader del settore della moda e tessile impegnati al raggiungimento di una serie di obiettivi condivisi e focalizzati su tre aree: arrestare il riscaldamento globale, ripristinare la biodiversità e proteggere gli oceani. Oggi il Fashion Pact comprende 60 membri, che insieme rappresentano 1/3 del settore della moda e che vogliono agire collettivamente per incrementare l’impatto sull’ambiente e ottenere risultati concreti.

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Icone. Racconti astrologici rivoluzionari

“Icone. Racconti astrologici rivoluzionari”: il secondo podcast firmato eos comunica insieme a La Ginny.

Ci abbiamo preso gusto e dopo ‘Rumors d’ambiente – alla ricerca della sostenibilità’ realizzato per Repower Italia eccoci con un nuovo progetto di podcast, completamente diverso ma ugualmente interessante.

Si tratta di ‘Icone. Racconti astrologici rivoluzionari, il primo podcast dedicato ai personaggi e agli oggetti che hanno segnato la nostra epoca, raccontati attraverso la loro carta astrale realizzato insieme a La Ginny, astrologa voce dell’”Oroscopo in un minuto” e dell’”Oroscopazzo” di Radio Deejay.

Un viaggio che vuole celebrare non solo i protagonisti che hanno segnato il mondo dello spettacolo, della musica e dell’imprenditoria, ma anche gli oggetti iconici che hanno rivoluzionato la nostra vita quotidiana: dalla lavatrice al walkman, dalla minigonna al reggiseno, ogni storia raccontata dalla voce della Ginny porta lo spettatore nel mondo astrologico che ha segnato la nascita di queste icone, raccontandone la storia e spiegandone i tratti più significativi attraverso la lettura delle stelle.

Da oggi sono online sul sito unaparolabuonapertutti.it e su tutte le principali piattaforme di podcasting le prime due puntate del progetto, dedicate alla minigonna e a Chiara Ferragni. La storia della minigonna è raccontata attraverso la carta astrale della sua ideatrice, la britannica Mary Quant, che con il suo segno (l’acquario) e il suo ascendente (il leone) ha segnato anche il futuro della mini, conferendole una forte personalità attraverso un netto taglio col passato. Quella su Chiara Ferragni è una puntata che vuole essere un omaggio a una delle icone del mondo della moda, dello spettacolo e della società, la cui carta astrale molto ci dice del mondo che ha creato e del futuro che si sta disegnando addosso.

Tutte le puntate sono disponibili sul sito dedicato e gratuitamente sulle principali piattaforme di podcast: vi aspettiamo!

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Torna il WeWorld Festival e si fa in due: si comincia il 4 marzo con Emma Dante

Torna il WeWorld Festival e si fa in due: si comincia il 4 marzo con Emma Dante

Un festival digitale, in attesa della sua versione, in presenza: quest’anno il We World Festival si fa in due e, in attesa dell’11.ma edizione che si terrà, eccezionalmente, nel mese di maggio al BASE di Milano, presenta la sua Edizione Speciale in digitale, il 4 e il 5 marzo prossimi, in diretta streaming sulla pagina ufficiale Facebook di WeWorld.

Sessimo sul luogo di lavoro, ecofemminismo, stereotipi di genere, emancipazione femminile e migrazioni: questi i temi che si affronteranno con due giorni di talk e confronti virtuali.

Tra i protagonisti di questa edizione speciale, che ci vede al fianco della onlus sia nella veste di ufficio stampa che nell’organizzazionwe dei contenuti, la regista e drammaturga Emma Dante, Florencia Santucho, direttrice del Festival dei Diritti Umani di Buenos Aires e la graphic journalist Takoua Ben Mohamed insieme alla designer/letterer Ferdaous Harfi.

Durante la prima giornata Festival sarà presentata “ShePoverty: la povertà è donna”, la ricerca commissionata da WeWorld ad IPSOS che fotografa l’inclusione economica delle donne italiane ai tempi del Covid-19,  e il talk tra la drammaturga e regista Emma Dante, da sempre attenta nel suo lavoro alle tematiche femminili, e la giornalista e scrittrice Elena Stancanelli, su stereotipi del maschile e del femminili.

Principesse senza principi, eroine senza salvatori che trovano la propria forza in se stesse: queste sono le donne senza stereotipi raccontate dalla Dante nel suo libro “E tutte vissero felici e contente” (La Nave di Teseo), la cui presentazione sarà accompagnata da un momento di teatro con gli attori Italia Carroccio e Davide Celona, che interpretano lo specchio e la regina tratta da “Gli alti e bassi di Biancaneve”, una delle fiabe reinventate dalla regista palermitana nel suo libro.

La seconda giornata vedrà invece protagonista la graphic journalist Takoua Ben Mohamed e la designer/letterer Ferdaous Harfi, con la partecipazione speciale della sociolinguista ed esperta di comunicazione digitale Vera Gheno. Quanto pesano il linguaggio e gli stereotipi nell’alimentare una cultura sessista e patriarcale anche quando si tratta di aiutare gli altri? Le due giovani artiste saranno protagoniste di una una performance artistica, riflessione visiva sul tema degli stereotipi di genere, in particolare quelli legati al linguaggio della solidarietà.

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Le PR nell’era Covid-19

Le PR nell’era Covid-19

Siamo quasi alla soglia di un anno di Covid-19, un anno passato tra mille interrogativi e dubbi, speranze e ricadute. Un anno ricco di sfide, anche professionali, per chi come noi lavora nel mondo delle pr e della comunicazione.

Quella delle agenzie di pubbliche relazioni è un’attività che si basa, ça va san dire, sull’interazione e sui rapporti umani. Una buona parte dell’attività quotidiana di un ufficio stampa, corporate o di prodotto che sia, è basata sulla relazione con i giornalisti e i clienti e, ancor di più, sul creare opportunità di incontri. A volte, infatti, un comunicato stampa o un company profile non sono sufficienti a un giornalista per comprendere valori e contenuti di una realtà aziendale, dalla portata di innovazione al peso della sua storia, dagli obiettivi di crescita ai progetti futuri. C’è un universo di sfumature non verbali che solo in presenza possono essere colte. Dalle conferenze stampa ai giri in redazione, dalle chiacchiere informali ai pranzi di lavoro, il Covid-19 quest’anno, ha cancellato la possibilità di una serie di opportunità e di incontri, ridefinendo tempi e modalità di una parte integrante del nostro lavoro quotidiano.

Il boom di piattaforme per gli eventi virtuali o il fiorire di eventi digitali dimostrano la resilienza del settore della comunicazione, così come la sua capacità di trasferire forza e creatività in innovative architetture professionali.

Ma tutti i processi e le attività di un’agenzia di comunicazione possono essere semplicemente traslati in una dimensione a distanza?

L’esperienza sembrerebbe dire di sì, portandoci ad abbracciare con fiducia questa nuova “normalità” ma, ci sentiamo di dire, con un paio di riserve: l’assenza di socialità si sente, e nel mondo delle Pubbliche Relazioni, non tutto riesce a passare attraverso il filtro del digitale. C’è un universo di possibilità e sfumature che resta appannaggio del mondo fisico. Insomma, il segreto, come sempre, è nel mezzo. “In medio stat virtus” dicevano i latini. Saper calibrare effort e risultati, scegliere occasioni e piattaforme, fisiche o digitali, rinunciando a una parte o all’altra a seconda delle opportunità: questa la sfida che saremo tutti chiamati a correre nell’era delle PR post Covid-19.

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Ristorazione e Covid: arriva in soccorso l’Intelligenza artificiale

Ristorazione e Covid: arriva in soccorso l’intelligenza artificiale

Quello della ristorazione è uno dei settori più colpiti dalle strette anti covid del governo. In attesa della nuova normalità, in questa nuova fase, in cui ai locali è data la possibilità di riaprire fino alle 18.00 risulta necessario massimizzare i ricavi ed elevare la soddisfazione del cliente. Ma in questo contesto così incerto l’analisi dei big data e l’utilizzo di strumenti di intelligenza artificiale possono rappresentare un aiuto per i ristoratori per tornare competitivi e ottimizzare le risorse. Maiora Solution, la start-up che eos comunica gestisce per la parte di ufficio stampa e relazione coi media, specializzata nello sviluppo di strumenti di intelligenza artificiale e analisi avanzata dei dati, ha lanciato ARGO (Advanced Restaurant Growth Optimizer), il primo strumento di intelligenza aumentata dedicato al mondo della ristorazione.

A loro abbiamo chiesto dei consigli per permettere al settore di ottimizzare fatturati e ricavi:

  • adeguamento dei prezzi del menu agli standard della zona in cui si trova il ristorante, attraverso un’analisi dei competitor e dei dati interni (vendite, listino prezzi, costi) che permettono di prevedere la domanda futura grazie ad algoritmi combinati con la segmentazione della clientela e il calcolo dell’elasticità
  • gestione della capacità del locale e del numero dei coperti in seguito alle restrizioni imposte dall’emergenza COVID e della preparazione delle portate in formula take away
  • ottimizzazione del menu per focalizzarsi solo su pochi piatti principali
  • Fondamentale il mix tra l’utilizzo dei big data e la componente umana, che deve rimanere presente nelle scelte di gestione del locale: la conoscenza della clientela, dei gusti e delle abitudini di chi frequenta il ristorante o il locale può essere misurata con sistemi artificiali ma ha bisogno dell’esperienza umana del ristoratore, soprattutto in questo momento così delicato
  • un occhio alla riduzione di sprechi alimentari per ottimizzare i costi delle materie prime: la previsione delle vendite consente di razionalizzare e semplificare i menù, limitando gli acquisti di materie prime e permettendo un reale risparmio finale.

Attraverso ARGO, Maiora si rivolge a tutti gli operatori del food away from home (catene, ristoranti indipendenti, take away e caffetterie), di un settore, quello della ristorazione, che nel 2019 ha generato 600 miliardi di fatturato in Europa, rappresentando il 34% del totale dei consumi in Italia, con un impatto della crisi Covid che ha portato alla riduzione media della capacità dei ristoranti del 30%. HorecaNews, il portale dedicato alle notizie dal mondo dell’alimentazione, del food e della filiera alberghiera racconta le potenzialità di Argo qui. 

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Lo stato di salute del giornalismo italiano tra covid, disinformazione e precarietà: l’allarme dell’AGCOM

Lo stato di salute del giornalismo italiano tra covid, disinformazione e precarietà: l’allarme dell’AGCOM

Durante l’emergenza Covid-19 la disinformazione ha viaggiato on line, principalmente su fonti online non tradizionali come social, motori di ricerca o sistemi di messaggistica. 3/4 dei giornalisti italiani (73%) si sono imbattuti in casi di disinformazione: il 78% di questi almeno una volta a settimana, mentre il 22% addirittura una volta al giorno. Sono dati non rassicuranti quelli che emergono dal terzo Rapporto dell’Osservatorio sul giornalismo, “La professione alla prova dell’emergenza Covid-19”, recentemente pubblicato dall’AGCOM.

L’emergenza COVID-19 ha rappresentato un importante banco di prova per il sistema dell’informazione, posto nuovamente al centro del dibattito pubblico e politico per il suo ruolo fondamentale nella circolazione di notizie e aggiornamenti di natura medico-sanitaria (e non solo) ma anche per i giornalisti stessi, alle prese con l’ascesa delle piattaforme online come intermediari dell’informazione e con la circolazione di contenuti, molto spesso, non corretti.

Covid a parte: qual è lo stato di salute del giornalismo italiano? La categoria soffre l’invecchiamento dei suoi professionisti, con la progressiva scomparsa di under 30 e una forte riduzione di under 40. Una diffusa precarizzazione evidente soprattutto nelle nuove testate digitali, che si avvalgono spesso di freelance. Quello che emerge è una preparazione specialistica insoddisfacente sui temi economici, scientifici e tecnologici che ha spinto, soprattutto durante il covid, la maggioranza dei giornalisti ad utilizzare fonti istituzionali e dare spazio, senza filtri e mediazioni, a scienziati ed esperti. Il mix di questi fattori ha spinto la professione ad una crescente ibridazione con attività attinenti al campo della comunicazione con molti giornalisti che iniziano a impiegarsi in uffici stampa e comunicazione di enti pubblici e privati, caratterizzate da maggiore possibilità di accedere a fasce reddituali medio-alte e minore precarietà professionale (e personale).

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“Rumors d’Ambiente”: il podcast sulla sostenibilità che porta la nostra firma

“Rumors d’Ambiente”: il podcast sulla sostenibilità che porta la nostra firma

Da oggi potrete ascoltare il Podcast “Rumors d’ambiente – Alla ricerca della sostenibilità”, realizzato per il nostro cliente Repower e che porta la nostra firma.

Di cosa si tratta? È il primo podcast interamente dedicato al mondo della sostenibilità, che viene raccontata in tutte le sue sfaccettature, dall’energia alla mobilità, dal design alla moda alla finanza. Per ogni tema, una puntata che racconta le vicende di donne e uomini del passato che hanno fatto la storia della sostenibilità; e un’intervista ai protagonisti di oggi. Il tutto raccontato dal giornalista e divulgatore scientifico Maurizio Melis, storica voce di Radio24 e appassionato di innovazione e sostenibilità.

Lo trovate online sul sito dedicato, e su tutte le principali piattaforme di podcast.

Come è nata l’idea? Ci abbiamo pensato a marzo, durante il primo lockdown. Un periodo che ha visto un profondo cambiamento nelle modalità di comunicazione delle aziende, e un forte aumento nel consumo di podcast in Italia: secondo una ricerca di Blogmeter per Audible, a marzo/aprile la discussione e l’interazione in rete su questi argomenti ha avuto uno slancio in termini di messaggi (157 mila, +70% rispetto a gennaio-febbraio) e interazioni (13,14 milioni, +60%). I podcast hanno riguardato 140 mila messaggi, il 91% del totale.

Per Repower abbiamo pensato al racconto narrato a voce come strumento di approfondimento e divulgazione di un tema coerente con i valori aziendali: sostenibilità e innovazione. I “branded podcast” sono infatti per le aziende uno strumento efficace per creare una comunità fedele di appassionati, e connettersi in modo più profondo con il proprio target, attraverso contenuti di qualità. La forza dei branded podcast è infatti la capacità di creare valore per chi ascolta.

Per “Rumors d’ambiente” ci siamo occupati di tutte le fasi del progetto: ideazione del concept e degli argomenti, proposta di temi e personaggi da intervistare, definizione del calendario delle puntate, scrittura dei testi.

Un assaggio? Nel podcast troverete, tra le altre, le interviste a Jeffrey Shnapp, fondatore del MetaLab di Harvard e pioniere delle Digital Humanities, Luca Travaglini, fondatore di Planet Farms, Italo Rota, uno dei più famosi architetti italiani, Enrico Giovannini, co-fondatore dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile. E poi le storie di Octavia Hill, che creò i primi modelli di social housing negli slum della Londra vittoriana, Doris Day, con la storia della pelliccia ecologica, la biologa Rachel Carson, che per prima denunciò gli effetti dei pesticidi sulla natura e sull’uomo.
E ora, non vi resta che ascoltare (e, se volete, dirci cosa ne pensate: info@eoscomunica.it). Enjoy! ☺

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