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Smartworking, co-working: cosa sarà dei luoghi di lavoro dopo la pandemia?

Smartworking, co-working: cosa sarà dei luoghi di lavoro dopo la pandemia?

Cosa sarà dei luoghi di lavoro dopo la pandemia?  È un domanda che si stanno facendo in molti: dalle aziende che hanno sedi a capienza più che dimezzata, alle pubbliche amministrazioni, soprattutto delle grandi città, che hanno visto i propri centri svuotarsi, ai proprietari immobiliari, agli studiosi che si interrogano su come questa socialità persa possa ricomporsi, ai lavoratori stessi.

Con la pandemia il confine tra spazio di lavoro e spazio personale si è dissolto, e se da un lato lo smart working ha significato per molti la possibilità di riappropiarsi di tempo che, prima, era inevitabilmente perso, dall’altro l’ufficio resta uno spazio, per molti necessario, per il confronto, la vita sociale oltre le mura domestiche.

Con un rientro progressivo alla nuova normalità urge quindi un cambio di passo, sia per le aziende che per i lavoratori che si troveranno ad interagire in spazi inevitabilmente diversi, dove a cambiare saranno le dinamiche di relazione tra persone che torneranno a lavorare in sede, non più tutti i giorni, richiedendo standard di protezione e sicurezza, sicuramente più alti del passato.

Si apre quindi una grande sfida per gli architetti e progettisti degli spazi di lavoro, tra i professionisti che proprio in questa fase sono chiamati ad offrire soluzioni e alternative in gradi di soddisfare le diverse esigenze in campo. Noi di eos comunica abbiamo cominciato a seguire l’ufficio stampa di Design to Users, studio di architettura milanese, proprio nel pieno del primo lockdown, è abbiamo affrontato con loro in prima linea l’evolvere del dibattito sui luoghi di lavoro.

In questo contesto si inserisce l’apertura della più grande sede di WeWork in Italia, in via Mazzini a Milano, di cui D2U ha curato lo sviluppo del progetto e l’adattamento del concept, trasformando un intero edificio di 8 piani e 7700 mq in spazi di lavoro luminosi, con sale riunioni smart ed uffici privati, capaci di adattarsi alle esigenze sempre più dinamiche di imprenditori, professionisti e creativi.

Con la pandemia e la conseguente diffusione dello smart-working, gli spazi di co-working stanno rappresentando sempre di più un’alternativa al lavoro da casa, con Milano in testa tra le città più attive per la presenza di spazi di lavoro di co-working. Questi spazi, tuttavia, devono oggi essere in linea con una normativa molto più stringente e completamente diversa in termini di sicurezza e standard: dal distanziamento sociale con posti a sedere sfalsati e zone cuscinetto, alla segnaletica comportamentale per aiutare i fruitori ad utilizzare gli spazi in totale sicurezza, alla maggiore igiene e pulizia.

Secondo Jacopo della Fontana, partner in charge del progetto e CEO di D2U l’apertura di una nuova sede di uno spazio di co-working può dare un segnale molto forte di una graduale ma importante e quanto mai necessaria ripresa. ‘Un’esperienza sfidante soprattutto per l’alto livello tecnologico di efficienza e di interazione a distanza, che ci ha permesso di portare a termine il lavoro commissionato nei tempi richiesti’.

Come ricorda Muhannad Al Salhi, in questo video, DG di WeWork Italia e Spagna ‘a seguito della pandemia non ci sarà più la centralizzazione degli uffici in un’unica sede ma si affermerà un ‘hub and spoke’ model: un ufficio e tanti piccoli punti di appoggio nella stessa città’.

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Physical-smart office: benvenuti nell’ufficio post Covid-19

Physical-smart office: benvenuti nell’ufficio post Covid-19

Open space modulabili, huddle room sanificate, mense trasformate in smart canteen: è in arrivo l’ufficio del futuro, quello del post Covid-19. Secondo la società di architettura D2U – Design to Users, per la quale curiamo l’ufficio stampa e la presenza digitale sui social network, per riorganizzare gli spazi servirà un cambiamento di fondo anche nella cultura aziendale.

Occorre cogliere questa nuova ripartenza come un’opportunità, dicono gli esperti, per ripensare la cultura organizzativa, mettere al centro la flessibilità, il lavoro per obiettivi, il bilanciamento tra casa e lavoro.

 

Gli uffici smart, secondo D2U, andranno ridisegnati: dall’open space si passerà all’open space rimodulabile a seconda delle persone presenti e delle normative sul distanziamento sociale. La community degli uffici diventerà un mix tra reale e virtuale, uno spazio in cui tutti i dipendenti non saranno mai presenti contemporaneamente. Maggior spazio sarà dato quindi alle videoconference rooms, che diventeranno strumenti indispensabili per mantenere la coesione all’interno del team di lavoro.

Le mense potranno diventare smart canteen: luoghi modulari dove, al termine dei pasti, i tavoli potranno essere riorganizzati come postazioni di lavoro per garantire il distanziamento sociale (qualora, per esempio, ci siano troppe persone presenti negli uffici tradizionali).

Gli auditorium diventeranno multisale di dimensioni variabili. Da spazi dedicati agli incontri, le sale riunioni si trasformeranno in huddle room, ovvero piccole stanze separate dal resto del team aziendale, attrezzate per ospitare meeting veloci, videoconferenze e brainstorming virtuali, e che dovranno essere sanificate in modo semplice ed efficace dopo ogni utilizzo.

E per chi lavora a distanza? Palestre, sale giochi per bambini e altre sale condominiali potranno essere adattate in modo flessibile per ospitare postazioni per smart working.

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